
ORSOMARSO – Simara
La direttissima Laos-Sibari, a nord-ovest di Orsomarso, oggi strada montana, attraversa contrada Simàra, sfiorando l’omonimo Timpòne, metri 694 l.m.
Il toponimo della contrada ed i resti sparsi ci riportano ad insediamenti indoeuropei, sia pure di mediazione spartana, difatti il nome del luogo deriva dal laconico σια = θεα = dea, e dal culto sanscrito di Mara.
Mara è, qui, numen indistinto, primordiale, rappresentante il mistero, incombente sull’uomo.
Dello stesso etimo di origine mitica è composto il toponimo di Maratea, da Mara-théa, la nota cittadina sulla costa tirrenica della
Basilicata.
Con il culto di Mara coincide il passaggio dalla caverna alla capanna, dall’uso delle prime ceramiche impresse, alla scoperta e alla fusione dei metalli. Mara assumerà, successivamente, delineamenti più precisi e diverrà, volta a volta, la Dea Madre, Demetra, Héra, Persefone, Afrodite.
Precedettero questi culti, o furono coevi, i totemici, quali i taurini, l’ascia, i pesi da telaio.
A levante di Simàra, su parete rocciosa, a taglio, quasi inaccessibile, si apre la grotta di S. Angelo.
Chiusa da muri, fu affrescata, certamente durante il fiorire della primavera monastica italo-greca al Mercurio.
Orazio Campagna
In “Miti e storia, da Laos a Skidros” – Brenner