Aduc, otto per mille alla Chiesa Cattolica: ai poveri solo il 22% dei proventi

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“Con l’otto per mille alla Chiesa Cattolica continui a fare molto, per tanti”. Così recita lo spot della campagna pubblicitaria “Chiedilo a loro” della Chiesa Cattolica. Continuiamo a fare molto certo, ma non abbastanza. Gli spot dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, trasmessi dalle reti televisive e sul web, tramite anche un apposito canale YouTube, sono infatti finiti davanti all’Autorità garante della concorrenza. Per la campagna di comunicazione l’accusa, assai pesante, è di pubblicità ingannevole. L’Aduc, L’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori, che ha fatto ricorso contro gli spot incriminati, ha rilevato la presenza di messaggi indirizzati all’utilizzo del denaro per opere di beneficienza ed aiuti ai più bisognosi. Dai terremotati in Abruzzo fino ai tossicodipendenti, passando per i minori a rischio nei quartieri difficili delle grandi metropoli e nei centri meno importanti. Insomma le “Opere” che solo un’istituzione pia come la Chiesa Cattolica può portare avanti. Fino a qui nulla di strano. Purtroppo, diversamente da quanto fatto credere dai messaggi lanciati negli spot, non tutti i proventi raccolti a seguito delle donazioni dell’8 per mille, finiscono nelle opere di beneficienza e di sostentamento delle persone in difficoltà. E’ questo il motivo principale che ha indotto l’Aduc a segnalare i messaggi all’Antitrust. Secondo L’associazione  dei consumatori inoltre, ci sarebbero delle prove schiaccianti che “inchiodano” i messaggi incriminati trasmessi, e la conseguente destinazione dei proventi a fini extra-caritatevoli. La stessa Cei, nella sua rendicontazione annuale relativa all’8 per mille, rivela, secondo l’Aduc, che soltanto il 22% del miliardo e mezzo di euro raccolto, è destinato ad “interventi caritativi”. La stessa Associazione dei consumatori si chiede a questo punto che fine faccia il resto dei soldi. E’ usato per il sostentamento del clero ed esigenze di culto? Tutte iniziative lecite, certo. Ma se i messaggi dichiarano invece la volontà di dare un concreto sostegno alle persone in difficoltà, perché poi nemmeno un quarto della cifra raccolta è destinato a questo scopo? “Il cittadino non è tenuto a sapere a che cosa è destinata la sua scelta?”, si chiede ancora l’Aduc. Tutte domande che la stessa Associazione ha rivolto all’Antitrust, chiedendo di valutare la correttezza o meno degli spot sull’8 per mille.  (net1news.org)

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