Le primarie e il faro dell’uguaglianza

Passata la festa, gabbato lo santo. Fatto il primo turno (enorme esercizio di democrazia, dice qualcuno) delle primarie, i nodi vengono al pettine. E i giochi fatti prima emergono: il nuovo che avanza (Renzi) e il vecchio che si mette in trincea (Vendola, Bersani).Posto che ho il massimo rispetto sia per il vecchio che per il nuovo, non trovando né l’una né l’altra categorie degne di poter esprimere un valore politico, posso dire che non sono entusiasta né dell’uno, né dell’altro. Per questioni di contenuti, non di forma.

 

Continuo ad avere un orizzonte, che è quello dell’uguaglianza, verso il quale mi guida un faro fatto di principi etici e morali, ma soprattutto fatto di coerenza. E non vedo nel nuovo che avanza una sfrenata pulsione all’uguaglianza (che tra le sue componenti ha anche la redistribuzione della ricchezza posseduta, cosa che a chi la possiede non fa mai piacere). Mentre vedo nel vecchio in trincea la continuazione di una serie (ormai pressoché infinita e quindi impossibile da dettagliare per definizione) di pratiche incompatibili sia con quell’orizzonte, che con quel faro.

 

In una brutale sintesi, non si possono prendere finanziamenti dalla famiglia Riva se si è di sinistra. Ma non per via della “questione morale”: semplicemente perché si contrae un debito di riconoscenza con quello che una volta veniva malamente chiamato il “nemico di classe”, ma che andrebbe chiamato più semplicemente detentore di interessi opposti ai miei.

 

Per questo dispiace molto leggere tanti appelli all’unione tra Vendola e Bersani (da Asor Rosa in un editoriale di linea su Il Manifesto in avanti). Il Pd, di cui Bersani è segretario, è stato partecipante particolarmente attivo in tutte le manovre che hanno fatto drammaticamente regredire lo Stato sociale, la tutela dei diritti individuali per non parlare di quelli collettivi negli ultimi 20 anni.

 

Ripropongo 10 semplici punti che a mio giudizio sono indispensabili per il nostro futuro:

 

1. si devono tagliare possibilmente alla radice le spese militari, facendo rientrare i militari italiani in guerra dichiarata e quelli in guerre mascherate;

2. si deve dare priorità alla scuola pubblica, senza che un soldo dello Stato vada a finanziare in alcun modo – diretto o indiretto – la scuola privata;

3. si deve rendere davvero universale il diritto alla salute, e lo si può fare reindirizzando i danari che lo Stato mette a disposizione della sanità privata (ospedali, centri di ricerca che vanno laddove l’industria vuole, laboratori di analisi, medicinali etc etc), e facendo fare i medici una scelta definitiva e chiara: o dentro o fuori;

4. lo Stato deve essere laico, e quindi libertà di culto per tutti, ma fuori dalle scuole, e ognuno con i propri soldi, non con i nostri;

5. lo Stato deve garantire il diritto alla casa, rendendo difficile la vita a chi specula sul mattone e rendendo costosissimo tenere case sfitte;

6. lo Stato deve intervenire per salvaguardare il territorio, requisendo i terreni abbandonati di proprietà privata e affidandoli a cooperative agricole che si impegnino a mantenerlo;

7. lo Stato deve garantire il diritto allo studio, sostenendo gli studenti e investendo sul loro futuro con borse di studio e redditi garantiti (anche in prestito) come quasi tutti i paesi civili fanno;

8. lo Stato deve tutelare la vita sociale, costruendo luoghi che riportino la socialità fuori dai centri commerciali (ad esempio rimettendo le panchine nelle piazze e nelle stazioni, sostenendo circoli e luoghi di ritrovo);

9. lo Stato deve garantire il lavoro, introducendo meccanismi che rendano sconveniente gli investimenti finanziari rispetto a quelli produttivi, favorendo la riqualificazione dei lavoratori e investendo su opere pubbliche di utilità sociale ed ecologica, tante piccole e diffuse sul territorio e non sulle grandi e inutili opere;

10. Lo Stato deve farsi garante della tutela dei beni comuni (acqua, luce, gas, comunicazione, salute, istruzione, ricerca etc etc) impedendo che si possa creare profitto su cose o beni che appartengono a tutti;

 

Risulta evidente che questi punti non si possono realizzare con il contributo delle “famiglie Riva”, e nemmeno “emendando” o “integrando” l’agenda Monti.

 

Sarebbe stato bello se Nichi si fosse preso la responsabilità di rompere la sua alleanza (c’è da tempo) con il Pd di Bersani e avesse contribuito a costruire un nuovo vascello in grado di riavvicinarci almeno un po’ a quell’orizzonte dal quale gli ultimi decenni ci hanno ricacciato lontano, fatto di pari opportunità, di giustizia sociale, di diritti universali. Un po’ delle dieci cose di cui sopra, insomma, che dice anche bene il gruppo #sulatesta, l’Italia ricomincia da te. Perché credo che quel vascello per navigare ha bisogno di venti forti, quasi di tempesta. E quelli ci sono. Eccome se ci sono.

 

Maso Notarianni

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Foto: gqitalia.it

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