PARCO DEL POLLINO – I fiori del Parco: l’Aquilegia

 

CARATTERISTICHE GENERALI

L’Aquilegia vulgaris appartiene alla famiglia delle Ranuncolaceae ed è stata una pianta utilizzata fino al 1800 per le sue diverse proprietà terapeutiche.

La sua particolarità consiste nel fatto che i fiori, che iniziano a comparire a partire dalla primavera, sono caratterizzati da cinque sepali che circondano cinque petali ciascuno formante un lungo sperone uncinato che ricorda un cornetto ricurvo. I fiori sono terminali portati da lunghi steli ed il loro colore è azzurro-turchese anche se esistono un’infinità di ibridi che conferiscono alla pianta diverse colorazioni.

PROPRIETA’

I naturalisti del passato, per il fatto che il fiore dell’aquilegia ricordasse un’aquila attribuivano a questa pianta la capacità di rendere la vista acuta come quella di un’aquila appunto, cosa di fatto non vera in quanto è stato accertato che in realtà le sue proprietà sono altre.

Sono diverse le proprietà dell’aquilegia per le quali veniva utilizzata in passato: per i disturbi del sistema nervoso, come antisettico, come astringente, come calmante e detergente. Veniva usata anche per combattere lo scorbuto. In realtà oggi è molto poco utilizzata in quanto si è scoperto che sia le parti aeree che i semi contengono sostanze tossiche per l’uomo.

PARTI UTILIZZATE DELLA PIANTA

Dell’aquilegia si usano i semi, i fiori, le foglie e le radici.

In passato i fiori dell’Aquilegia vulgaris (ma anche di altre specie) erano consumati in piccole quantità dai nativi americani come un condimento assieme ad altre verdure fresche.

AVVERTENZE

Dell’aquilegia, essendo una pianta che contiene diverse sostanze tossiche, se ne sconsiglia l’uso salvo che sotto diretto controllo medico.

IL LINGUAGGIO DEI FIORI

Sono diverse le scuole che cercano di dare un significato a questa pianta: una corrente di pensiero vuole che il nome del genere “Aquilegia” derivi dal latino “aquilegus” vale a dire  “aquam lego” cioè “raccolgo l’aqua per la forma dei petali ad imbuto atta a accogliere l’acqua” (nota 1) o “aquilĕgus = che tira acqua” (pl. -gie).

Un’altra scuola di pensiero vuole invece che il nome derivi dal fatto che i fiori con i loro petali dai caratteristici speroni ricordino il becco o gli artigli di un’aquila e da qui il nome aquilegia;  altri invece gli danno un significato di follia per il fatto che il fiore con la sua forma alquanto bizzarra ricordava il cappello di un giullare.

Un’altra corrente di pensiero vuole che i fiori ricordino delle colombe, da qui il nome columbine che viene comunemente attribuito all’aquilegia dai popoli di lingua inglese.   A questo proposito è interessante osservare il dipinto di Bernardino Luini “Madonna del roseto” conservato all’Accamedia di Brera  (Milano, Italia) dove è rappresentato il bambino che tiene tra le mani il gambo di una aquilegia cresciuta in un vaso di marmo bianco a forma di uovo. Secondo Mirella Levi D’Ancona, grande critica d’arte e studiosa della simbologia delle piante nella pittura italiana del Rinascimento, questa pianta nel dipinto rappresenterebbe lo Spirito Santo (perchè spesso viene rappresentato con una colomba).

Altri nel Medioevo gli attribuivano un significato di tristezza e gelosia. A questo proposito è interessante osservare al museo del Louvre di Parigi (Francia) il quadro “Ritratto di Principessa”  attribuito al Pisanello (1435 – 1449) dove lo sfondo è ricco di farfalle, garofani e aquilegia. Oggi si è quasi certi che la donna rappresentata sia Ginevra D’Este che fu data in sposa giovanissima a Sigismondo Malatesta, signore di Rimini (Italia) e che morì molto giovane si pensa perchè avvelenata dal marito invaghitosi di un’altra donna. L’aquilegia in questo quadro è stata forse disegnata per indicare la profonda tristezza e malinconia che appare nel volto della fanciulla.

Un’altra corrente di pensiero, vuole dare a questo fiore un significato di “amor perfetto” vale a dire del fiore del perfetto amore e questo forse grazie a Leonardo da Vinci che nel suo “Bacco” (1510 -1515, conservato al Museo del Louvre di Parigi – Francia) sotto il piede sinistro dipinge un ramo di aquilegia che rappresenterebbe il simbolo dell’unione tra la natura umana e quella divina quindi una unione intesa sia in senso divino che materiale.

Da elicriso.it

FOTO  actaplantarum.org

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