Dioniso

A Bonangelo

 

A volte un bicchiere di vino fa miracoli. Allenta i freni e regala il piacere della convivialità.

Gli antichi Greci, che la sapevano lunga, l’arte di vinificare la facevano discendere da Dioniso.

Diòniso era l’unico tra i celesti che non avesse due dei come genitori. Ebbe per padre Zeus e  per madre la mortale Semele, figlia di Cadmo re di Tebe. Quando Semele, incinta, morì prematuramente, Zeus le tolse dal grembo Dioniso e se lo cucì in una coscia, dove lo tenne fino alla nascita.

“Inizialmente fu un dio arcaico della vegetazione, in particolare legato alla linfa vitale che scorre nei vegetali, la linfa che si ritrae nel mondo ctonio durante i mesi invernali e che poi torna a scorrere vivida in quelli estivi, ed infatti gli erano cari tutti quei frutti ricchi di succo dolce, come l’uva, il melograno o il fico. Successivamente venne identificato in special modo come Dio del vino, dell’estasi e della liberazione dei sensi, quindi venne a rappresentare l’essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l’elemento primigenio del cosmo, l’irruzione spirituale della zoé greca, ossia l’esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade. Questo dio rappresenta in particolare lo stato di natura dell’uomo, la sua parte primordiale, animale, selvaggia, istintiva, che resta presente anche nell’uomo più civilizzato, come una parte originaria insopprimibile, che può emergere ed esplodere in maniera violenta se viene repressa, anziché compresa ed incanalata correttamente”.  (Da http://it.wikipedia.org/wiki/Dioniso)

Foto: Rachele Maio

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