L’acqua con la lancedda

La fontana  a Rena in Via Orto di Cesare

È stato detto che la prossima guerra che ci sarà si combatterà per l’acqua. Le multinazionali l’hanno capito e stanno cercando di mettere le mani sulle più importanti risorse idriche.

Orsomarso è un territorio privilegiato, acqua ne ha in abbondanza. Ma dobbiamo stare con gli occhi aperti, tutti, amministratori e semplici cittadini, perché questa risorsa, con il passare degli anni, diventerà sempre più preziosa. E a qualcuno potrebbe venire la tentazione di privatizzarla. Con il solito trucchetto: si promettono mare e monti ( investimenti, centinaia di posti di lavoro, ecc.), salvo poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano.

Un commedia già vista. Occhio, quindi. L’acqua appartiene ai BENI COMUNI, non è una merce come le altre. Don Franzoni diceva, anni fa, che la terra è di Dio; ecco, anche l’acqua è di Dio. Un modo per dire che l’acqua è un bene pubblico. Ricchi e poveri ne devono disporre con libertà. Almeno dell’acqua.

Ad Orsomarso nel dopoguerra l’acqua non arrivava nelle case. C’erano solo le fontane pubbliche. Le donne, durante la giornata, andavano a prenderla con la lancedda. Le lancedde si sonservavano ‘ntu lanciddaro; ogni casa ne aveva uno. Per avere acqua fresca si usava la cannata.

La mattina se ne versava un po’ nel bacile e ci si lavava. Per pulire le verdure si andava alla fontana, mentre per lavare i panni ci si recava al Canale  alla Viaravita, u ponti ru mulino  o al al fiume a Viabbascia.
Per  sbiancare i tessuti chiari, si faceva la lissia con la cenere. Il sapone, chi poteva, se lo faceva in casa con i resti grassi del maiale ed il potassio. Per farsi una doccia si usava una bacinella.

Chissà per quale strano virus ad Orsomarso sono state smantellate le vecchie fontane pubbliche. Ne cito due: quella in Piazza e la Fontana del 26.

In ogni paese le vecchie fontane sono, assieme alle chiese, l’elemento architettonico più caratteristico. Da noi no.

Nella cappella di S. Leonardo è stata eliminata la scala che immetteva all’ingresso laterale. Al Calvario, dove le donne si recavano in preghiera il venerdì santo, abbiamo costruito un serbatoio dell’acquedotto (che si poteva fare in mille altri posti). La Grotta dell’Angelo, a Scorpari, i pastori la usavano come rifugio per le capre e sugli affreschi facevano il tiro a bersaglio. La fontana in Piazza, che nella sua semplicità aveva un suo fascino, l’abbiamo smantellata per allargare una strada che, dieci metri più sotto, si restringe tra due case e lascia passare solo una macchina.

Dalla Sciodda fino a Sanzufia la strada era fatta con sampietrini. Ma non piacevano. Li abbiamo tolti (qualche furbetto se l’è fregati) e li abbiamo sostituiti.

Che volete, siamo fatti così. Al peggio non c’è limite.

ORSOMARSO – Fontana a Rena in Via Orto di Cesare

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