
All’alba il dolore è stanco
All’alba il dolore è stanco
il corpo si abbandona sulla terra umida.
Lento dalla ferita sorge il sole
mentre la notte ha già preso il largo su una scialuppa di fortuna.
Forse questa giornata approderà su un colle
e gli uomini si chineranno a raccogliere
frutti di generazioni mandate al sacrificio.
Sono venuto nel tuo paese con il cuore in mano,
espulso dal mio;
un po’ volontariamente e un po’ per bisogno
sono venuto.
Siamo venuti per guadagnarci da vivere,
per salvaguardare la nostra sorte,
guadagnare il futuro dei nostri figli,
l’avvenire dei nostri anni già stanchi.
Guadagnarci una prosperità
che non ci faccia vergognare.
Il tuo paese non lo conoscevo.
E’ un’immagine…
Un miraggio, credo, ma senza sole…
Siamo arrivati qui ad informare,
con un canto di follia nella testa…
E già la nostalgia e i frammenti del sogno…
Sopravviviamo tra l’officina
o il cantiere e i pezzi del sogno.
Il nostro cibo, la nostra dimora;
dura l’esclusione,
rara la parola, rara la mano tesa.
Tahar Ben Jelloun
Foto: RETE