Ci sono verità che non emergono mai dai giornali.

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Viene il sospetto che a qualcuno vada bene così, meglio evitare certi discorsi.Prendiamo ad esempio in considerazione il problema della Sanità. In queste ore su qualche giornale possiamo leggere le lamentele dei governatori delle regioni contro i tagli.Mi domando se realmente la gente sa di cosa stiamo parlando.Forse lo sanno solamente coloro che sono i diretti interessati. Basta andare nello specifico e troviamo anziani che non possono più pagarsi alcuni medicinali, famiglie che non si possono permettere una casa di riposo perchè la ASL non copre completamente la retta oppure perché gli ingressi tramite Asl sono stati bloccati, parliamo di pluridisabili che si vedono tagliati i servizi riabilitativi, i trasporti, i tagli agli educatori.Qualcuno dei nostri amministratori si è mai domandato come possano farcela queste persone. Credo di no, anche perché in molte regioni negli assessorati sociali hanno messo dei “commercialisti” che fanno i conti al posto di persone che magari hanno lavorato in quel settore.Numeri che nascondono delle persone, nomi e cognomi che vengono cancellati dai piani delle ASL. Nel frattempo a volte leggiamo di nuove assunzioni di dirigenti nel silenzio totale della società, continuando a vedere accantonato il principio alla base di ogni stato sociale che chi ha tanto e guadagna tanto dovrebbe pagare per chi non ha.Forse non si vuol disturbare la carriera politica di qualche personaggio che si spaccia, purtroppo, anche di sinistra. Direzione dimenticata completamente da anni.

Da i diari dello scooter

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La sanità come un bancomat – Michele Bocci

Purtroppo anche questo Governo sembra considerare la sanità come un bancomat. Mancano i soldi per le manovre? Andiamo a pescarli nel fondo che serve alle Regioni a mandare avanti ospedali e Asl. Quest’anno l’ennesimo prelievo sembrava scongiurato, grazie ad un accordo con i governatori. E invece no. Mancano poche ore alla riunione del consiglio dei ministri che darà il via alla legge di stabilità e ancora si parla di possibili tagli. E’ vero, la sanità in molte Regioni non è stata amministrata bene in questi anni, ci sono stati sprechi enormi e scarsa qualità nell’assistenza. Per ò non è riducendo il fondo sanitario (circa 107 miliardi e un tasso di crescita tra i più bassi d’Europa) a tutti che si obbligano le realtà locali a governare meglio. C’è bisogno di interventi mirati perchè non si può tagliare allo stesso modo il finanziamento per l’Emilia Romagna, che viene da anni di grande attenzione ai bilanci e alla qualità dei servizi sanitari, e per la Campania. E’ necessario che siano il ministero e le Regioni a decidere dove e come intervenire. Bisogna studiare la situazione, per fare alcuni esempi, della spesa ospedaliera, di quella per beni e servizi compresi i farmaci, di quella per le cure territoriali e capire quale, come e dove ridurre. Il sistema sanitario pubblico, anche se un po’ scassato e migliorabile, è un patrimonio dell’Italia e non ha senso rischiare di abbatterlo continuando a tagliare il fondo che lo fa respirare.

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Più di quattro miliardi di tagli alla sanità in tre anni

ROMA – Il governo rassicura, ma la bozza della legge di stabilità parla chiaro: i tagli alla sanità ci saranno. E ammontano a più di quattro miliardi di euro in tre anni. Nella bozza della manovra ci sarebbero, infatti, riduzioni della spesa sanitaria per un miliardo nel 2014 ed ulteriori diminuzioni dei finanziamenti al comparto anche nel 2015 e 2016.

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Nel dettaglio i tagli al finanziamento del Fondo sanitario nazionale ammontano a 2,650 miliardi in tre anni, di cui 500 milioni nel 2014, 1,040 miliardi nel 2015 e 1,110 miliardi a decorrere dal 2016. Alla cifra di 2,650 mld vanno sommate altre due voci. Ossia la rideterminazione dei tetti della spesa farmaceutica territoriale e ospedaliera (dall’11,35% all’11,3% e dal 3,5% al 3,3%), che produrrà un effetto finanziario complessivo di 220 milioni di euro annui per un risparmio nel triennio di 660 mln. E la riduzione dei tetti per le prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica acquistate dagli erogatori privati accreditati, che avrà un effetto finanziario di 280 milioni di euro l’anno pe un totale nel triennio di 840 mln. Quindi, in soldoni: 2,650 miliardi sottratti al fondo sanitario nazionale, più 660 milioni in meno al tetto per i farmaci, più 840 in meno alla spesa ospedaliera, fanno appunto un totale di 4,150 miliardi in tre anni.

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Fonti di maggioranza fanno però trapelare che il governo sarebbe intenzionato a tornare indietro e dunque dalla legge di stabilità sarebbe escluso il temuto colpo di forbice che avrebbe colpito i bilanci regionali. L’orientamento dell’esecutivo, spiegano, è di procedere piuttosto a risparmi di spesa in forza di riorganizzazioni funzionali. In sostanza misure in grado di aumentare l’efficienza del sistema. Da Lussemburgo, dove si trova per partecipare all’Eurogruppo, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è stato molto cauto sulla questione: “Siamo in contatto con i presidenti delle Regioni e penso che alla fine si troverà una soluzione equa per tutti”, ha detto ai giornalisti. In mattinata a invocare uno stop ai tagli è stato proprio il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dopo l’allarme lanciato dai governatori delle Regioni: “Ho detto con grande chiarezza – ha precisato nel corso di un convegno a Roma – che il Sistema Sanitario nazionale non può sopportare i tagli che abbiamo letto sui giornali, da 1,5 a 3 miliardi”. Pena il rischio di “far saltare il sistema stesso” e non riuscire a “garantire i livelli essenziali d’assistenza e l’erogazione dei farmaci”. E ha aggiunto che tali cifre devono rimanere “rumors da scantinato del ministero dell’Economia”. Un allarme condiviso anche dal segretario Pd Guglielmo Epifani e dalla Cgil Sanità: “Il sistema è stato spremuto come un limone – hanno detto Cecilia Taranto, segretaria nazionale Fp-Cgil, e Massimo Cozza, segretario nazionale Fp-Cgil Medici – siamo al limite della sussistenza”. Anche il presidente Farmindustria Massimo Scaccabarozzi non nasconde la sua preoccupazione: “Se fossero confermate le sorprendenti indiscrezioni – ha detto – a cui vorremmo non credere, che circolano in questi giorni su ulteriori tagli alla spesa farmaceutica, il Governo approverebbe, nei fatti, un piano tragicamente efficace: Destinazione Estero. L’esatto opposto del Piano “Destinazione Italia”. Gli fa eco Gabriele Pelissero, presidente nazionale dell’Aiop, l’Associazione italiana dell’ospedalità privata: “E’ evidente che di questo passo non riusciremo a rimanere nell’Europa della sanità”, proprio alla vigilia della ‘caduta delle frontiere’ che permetterà la libera circolazione dei pazienti nel Vecchio Continente.

Da larepubblica.it

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