Tra i reduci

A dx Attilio Amoroso

A dx Attilio Amoroso


TRA I REDUCI DEL TIRRENO COSENTINO

Queste storie sono frutto di un lavoro fatto nel 1991 da una quinta del liceo di Scalea, coordinata dal prof. Ciro Cosenza.
Sono storie interessantissime perché raccontano la guerra “vista dal di dentro”
Leggetele con attenzione.
Abbiamo già pubblicata quella di Arturo Farace e di Gaetano Regina.

In questa Cino Marcello parla della fame patita e del bombardamento di Scalea.

Cognome e nome : CINO MARCELLO
Classe: 1913
Arma o corpo: 16° REGGIMENTO FANTERIA
Fronte: LIBIA
CAPORALE MAGGIORE

INTERVISTA
DOMANDA: “Quanti anni è stato lontano da casa e si ricorda la
data della partenza?”.
RISPOSTA: “Non ricordo quando sono partito. Sono, però, stato
lontano per ben sette anni”.
D: Mentre era in guerra ha patito sofferenze?
R: Sono stato dieci giorni senza bere e senza mangiare, mi hanno dato solo un cucchiaio di pasta e fagioli e quando pioveva prendevamo l’acqua dai reticolati. Mi hanno preso prigioniero in Libia e poi sono stato trasferito in Africa orientale.
D: Quanti anni di prigionia ha fatto?
R: Per due anni sono stato nel campo di concentramento e qui stavamo in baracche, che servivano come dormitorio. Dopo un po’ qualche abitante della zona venne a chiedere se volevamo lavorare per loro, in questo modo si poteva mangiare e avere anche qualche soldo.
D: Come si svolgeva il lavoro?
R: Ci affidavano a famiglie che avevano fattorie e ci sfruttavano per servizi vari come riparare i tetti e montare staccionate. Eravamo, però, sempre sorvegliati.
D: Quanti prigionieri venivano affidati a queste famiglie?
R: Dietro concessione governativa a queste famiglie venivano affidati da uno a cinque prigionieri.
D: Come eravate alloggiati?
R: Stavamo in casolari e ognuno di noi disponeva di una camera a persona. Ci venivano consegnati cibi e vestiari e cucinavamo in gruppi. Venivamo accolti con benevolenza e trattati molto familiarmente. In queste condizioni abbiamo sopportato con maggiore serenità la lontananza dalla patria e dalla famiglia.
D: Avete spedito alle vostre famiglie parte dei soldi guadagnati?
R: Si, potevamo spedirli tramite la Croce Rossa Internazionale.
D: Sapevate le condizioni delle vostre famiglie?
R: Io seppi che a Scalea, essendoci il campo di aviazione, c’era stato un bombardamento. Morirono molti del luogo e tutti i superstiti si rifugiarono nei paesi interni limitrofi (Orsomarso, Papasidero, Santa Domenica).

Da “Tra i reduci dell’Alto Tirreno Cosentino”

Foto: Dario Amoroso.
A dx il papà di Dario, Attilio

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