I catui

I catui erano luoghi di convivialità. C’era il piacere di ritrovarsi con gli amici e scaldare le rigide giornate d’inverno. Il vino si prendeva cura di diradare le nubi, alleggerire gli affanni e regalare un po’ di allegria. Tutto era essenziale: qualcosa su cui sedersi, pane, salame e/o formaggio e vino. Qualche volta c’era dell’altro, ma la “struttura” di base era questa. Erano luoghi tipici della civiltà contadina. Ora ne rimangono pochi.

Gli antichi Greci, che la sapevano lunga, l’arte di vinificare la facevano discendere da Dioniso.

Diòniso ebbe per padre Zeus e per madre la mortale Semele, figlia di Cadmo re di Tebe. Quando Semele, incinta, morì prematuramente, Zeus le tolse dal grembo Dioniso e se lo cucì in una coscia, dove lo tenne fino alla nascita.

E’ noto soprattutto come dio del vino, in quanto si dice che inventò l’arte della sua fabbricazione e dell’umidità della terra che porta i frutti a maturazione. Col tempo, è diventato famoso anche come dio del benessere e della civiltà e come dio della gioia e dell’allegria. Gli si attribuivano l’arte divinatoria e la proprietà di guarire i mali che travagliano i comuni mortali.
La foto è stata scattata non in un catuio ma in un’abitazione.

Si riconoscono da sx D. Giannotti, A. Amoroso, A. Pandolfi, l’altro Pandolfi, M. Ragazzo. Del resto della compagnia non so dirvi i nomi. Li aggiungete voi.

Foto: Antonietta Russo

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