
Euphorbia dendroides
U Tutumagghju era conosciuto in paese.
Il lattice della pianta, mescolato con un po’ di acqua, veniva usato da chi voleva procurarsi qualcosa da mettere sotto i denti, andando a pescare nell’Argentino o nel Lao. Buttato in alcuni angoli del fiume stordiva le trote che venivano a galla, dov’era facile catturarle
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L’Euforbia arborea (Euphorbia dendroides L., 1753) è una pianta della famiglia Euphorbiaceae, comune negli ambienti di macchia mediterranea.
Distribuzione e habitat
È diffusa nel bacino del Mediterraneo ad occidente fino alle coste della Spagna mediterranea e ad oriente fino all’Egeo; nel Nord Africa è presente in Algeria ed in Libia. È inoltre presente in Palestina e nelle Isole Canarie. È naturalizzata inoltre in Australia occidentale e nel sud della California.
In Italia è presente sulle coste tirreniche, ioniche e basso-adriatiche (Liguria, Toscana, Sardegna, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia).
È una essenza tipica della macchia mediterranea. Prospera in ambienti litoranei aridi e soprattutto calcarei, su scogliere e rupi presso il mare, da 0 a 700 m.
Morfologia
Aspetto estivo
Si presenta in forma di cespugli, con fusto e rami dicotomi, alti sino a 2 m. Nel periodo invernale e primaverile forma dei veri e propri cuscini sferici di colore verde. Nel periodo estivo si presenta sotto forma di arbusti privi di foglie e dall’aspetto scheletrico. I rami, se strappati, secernono un lattice bianco irritante al contatto con la pelle.
Le foglie sono alterne, spaziate, oblungo-lanceolate, di colore dal verde-glauco al rossiccio, lunghe fino a 7 cm, e sono disposte nella parte superiore dei rami dove rimangono dalle prime piogge autunnali sino all’inizio dell’estate, epoca in cui si colorano di rosso e quindi cadono.
Ha fiori di color giallo-oro, raccolti in ombrelle terminali con 5-8 raggi, circondate da numerose brattee. Fiorisce da aprile a giugno.
Frutti
Il frutto è un coccario tricarpellare, largo 5-6 mm contenenti semi appiattiti, grigi, lisci, lunghi 3 mm.
Biologia
È una pianta emblematica della macchia mediterranea e della gariga mediterranea costiera, che in tali condizioni vitali subisce il fenomeno della estivazione, cioè ha la fase vitale (produzione di foglie fiori e frutti) in inverno fino alla primavera. Quando le condizioni vitali divengono critiche per il caldo e l’arido in estate, si ha una fase di completa stasi della vegetazione, inclusa la caduta delle foglie.
Si riproduce generalmente per impollinazione anemogama, ma esistono casi documentati anche di impollinazione zoogama da parte di insetti, nonché da parte di sauri, come la lucertola balearica Podarcis lilfordi, che visita Euphorbia dendroides per nutrirsi del suo nettare altamente concentrato.
La disseminazione è garantita da un meccanismo di apertura a scatto del frutto che proietta i semi ad una certa distanza dalla pianta madre.
Propagazione
Oltre che per seme si propaga anche per radicazione di talea.
Da: http://it.wikipedia.org/wiki/Euphorbia_dendroides
L’euforbia è una pianta appartenente alla famiglia delle euphorbiaceae; tra le numerose specie ve ne sono alcune decine che sono piante perenni, o arbusti sempreverdi di giardino. E’ formata da un cespuglio, con fusto e rami biforcati che possono raggiungere un’altezza di circa due metri; nel caso in cui questi venissero strappati, secernano un’emulsione di aspetto lattiginoso e consistenza collosa che, al contatto con la pelle, la irrita e al contatto con gli occhi, può portare alla cecità. In passato, era usato per estirpare calli e verruche.
Le foglie, collocate nella parte superiore dei rami, presentano un colore che va dal verde al rossiccio; sono lanceolate e di circa sette centimetri. I fiori sono di colore giallo-oro, ombrelliformi e fioriscono da aprile a giugno. Il frutto è un coccario tricarpellare, di colore grigio-verde e largo circa cinque o sei centimetri.
Alcune leggende narrano che la sostanza prodotta dai rami, avesse proprietà magiche e che la maga Circe lo adoperasse nei suoi incantesimi. Questa storia deriva, probabilmente, dal fatto che il promontorio del Circeo, dove la donna viveva, è ricco di euforbia.
Da molte popolazioni africane, la sostanza lattiginosa, emanata dalla pianta veniva utilizzata come siero della verità: introdotto nelle pupille dei probabili colpevoli, nel caso in cui questi fossero rimasti anche provvisoriamente accecati, come naturalmente accadeva, gli sventurati venivano considerati responsabili dei delitti ad essi attribuiti e condannati. Il fuoco sembrerebbe favorire la diffusione di questa specie, tanto che un lungo periodo senza incendi può ridurne la presenza nella vegetazione di un territorio.
La riproduzione avviene per seme, ma può avvenire anche per talea, tagliando parti della pianta, bagnandole in acqua per un paio di minuti e posizionandole in un terriccio apposito.
Da: http://www.piante.it/euforbia/
Foto: Rete