La Prima guerra mondiale: “Si muore a torrenti umani”.

Delle guerre non conosciamo le viscere. I  miasmi delle trincee, lo scempio dei corpi, lo sfascio delle cose,  lo strazio delle menti e  dei cuori non compaiono nei libri di storia delle scuole.

La Storia è solo strategia di generali, movimenti di truppe, gioco diplomatico, pezzi di terra in più o in meno.

Gli uomini con nome e cognome, i padri, i mariti, i figli si dissolvono all’interno della truppa, della brigata, del reggimento, dell’armata…

Scriveva il generale Luigi Cadorna:

“Per attacco brillante si calcola quanti uomini la mitragliatrice può abbattere e si lancia all’attacco un numero di uomini superiore: qualcuno giungerà alla mitragliatrice […].

“Le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini”.

“Il superiore ha il sacro potere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi”.

“Chi tenti ignominiosamente di arrendersi e di retrocedere, sarà raggiunto prima che si infami dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti e da quella dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia freddato da quello dell’ufficiale”.

Per Cadorna la vita umana è carne da macello. Dopo lo sfascio di Caporetto e le centinaia di migliaia di vite bruciate sull’Isonzo, gli alleati chiesero al governo di mandarlo a casa.

Ecco invece cosa scriveva un generale dissidente a Giolitti nel 1915

“Vi sono truppe allo scoperto, sotto il tiro del cannone nemico, con 15° sotto zero, e si vuole che avanzino. Muoiono gelati a centinaia e ciò è ignorato dal paese. Gli ufficiali più arditi hanno crisi di pianto di fronte alla vanità degli sforzi, davanti all’impossibile. Sull’Isonzo si muore a torrenti umani e nulla finora si è raggiunto.”

La Prima guerra mondiale è stata questo: morte “a torrenti umani e nulla si è raggiunto”.

Fonte: http://www.storiaxxisecolo.it/grandeguerra/gmdocu6.htm

Nella foto Antonio Barletta che partecipò a quella guerra

 

 

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