Sant’Anna

 

 

Ci sono fotografie particolarmente cariche di ricordi. Ci si ferma a guardarle senza badare al tempo. La memoria  fruga nei suoi scantinati  e porta su di tutto.

Il cuore  fa il suo mestiere, ma a fatica, perché le emozioni e i sentimenti s’ingolfano.

Questa è una di quelle.

Processione  di Sant’Anna, nel ‘61, al Palazzotto. Don Cosma precede la statua; dietro i musicanti, vestiti secondo l’estro personale. Non si vedono cinte, né “fratelli”.

Le ferite della guerra ancora non si erano rimarginate. La  miseria intristiva la vita di tanti, ma Sant’Anna era il giorno del vestitino nuovo, o rimesso a nuovo, dei fusilli, delle polpette, del sugo con carne di capra. Era la festa.

Sant’Anna in quegli anni, per i ragazzi e non solo, faceva rima con gelato. I fratelli Turco di Sapri addolcivano quei giorni. Il loro altoparlante diffondeva canzoni a gola larga e metteva allegria…

E poi Roccanova, la banda che regalava brani di opere fino a tardi su quel palco malsicuro, abbellito con carta velina ed aloe…

Sì, per quelli che portano nel corpo segni profondi del tempo andato, Sant’Anna è una carezza calda che conforta.

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