AIDS, sette bugie dure a morire sulle modalità di trasmissione, e prevenzione, del virus.

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Nella Giornata mondiale contro l’ Accompagnate dalle rispettive smentite scientifiche.

Di AIDS non si guarisce, ma a differenza di molte malattie, questa si può prevenire al 100%. Come ricorda l’Unicef, il virus si nutre dell’ignoranza e dei luoghi comuni, che ne favoriscono la diffusione. Ecco sette tra le più diffuse “bufale” su questo tema, che è necessario confutare se vogliamo contribuire a rallentarne la corsa.

1. AIDS E HIV SONO LA STESSA COSA. L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è causato dal virus dell’HIV, che aggredisce il sistema immunitario umano, rendendolo incapace di far fronte alle infezioni. Ma non tutte le persone sieropositive, cioè che hanno contratto il virus dell’HIV, sono destinate a sviluppare l’AIDS. Ci si ammala soltanto in assenza di cure adeguate. Con una diagnosi tempestiva e l’assunzione costante di farmaci antiretrovirali, si può restare portatori del virus con una speranza di vita “normale”.

2. LE CAUSE? PROMISCUITÀ SESSUALE E CONSUMO DI DROGHE.La causa è, semplicemente, un virus; e l’arma principale che abbiamo per combatterlo è la diffusione della cultura della prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili. Se è vero che quelli descritti sono comportamenti a rischio, stigmatizzarli e ignorare che l’HIV può riguardare chiunque – anche chi è impegnato in una relazione monogama e non fa uso di droghe – non aiuta certo a proteggersi. Con questo pregiudizio si ignora inoltre una grossa fetta del problema, quello del contagio madre-figlio: ogni giorno nel mondo, nascono 600 bambini sieropositivi.

3. L’AIDS È UN PROBLEMA DEGLI OMOSESSUALI. La maggior parte degli uomini contrae il virus dell’HIV attraverso il contatto sessuale con un uomo infetto: si tratta, perciò, di una popolazione particolarmente a rischio. Ma il 16% degli uomini e il 78% delle donne si ammala all’interno di una relazione eterosessuale. La vera popolazione a rischio è quindi, quella che non usa il preservativo.

4. AVERE CONTATTI QUOTIDIANI CON CHI È SIEROPOSITIVO O MALATO DI AIDS METTE A RISCHIO DI CONTAGIO. Il virus dell’HIV si trasmette soltanto attraverso sangue, sperma, secrezioni vaginali o latte materno. La trasmissione sessuale è la modalità più diffusa e riguarda l’80% delle nuove diagnosi. Non si trasmette mangiando dallo stesso piatto di una persona portatrice del virus, né usando lo stesso bagno. Non si trasmette con strette di mano, abbracci o baci: nel caso di baci “profondi”, il rischio contagio si ha solo nel caso entrambi i partner abbiano ferite o lesioni orali che possano favorire il contatto tra il rispettivo sangue. Il virus dell’HIV non si trasmette con la saliva.

5. SE HAI SOLO RELAZIONI MONOGAME NON C’È NESSUNA RAGIONE PER FARE IL TEST. Tutte le persone sessualmente attive dovrebbero sottoporsi al test per l’HIV, l’unico modo per diagnosticare o escludere con certezza la presenza del virus nell’organismo. Nelle strutture pubbliche italiane, il test è gratuito, si può effettuare in forma anonima o strettamente confidenziale e spesso non richiede l’impegnativa del medico di base. Prima di effettuarlo, occorre aspettare tre mesi dall’ultimo comportamento a rischio (il periodo “finestra” impiegato dall’organismo per sviluppare gli anticorpi al virus rilevati dal test).

6. SE UNA PERSONA È SIEROPOSITIVA, LO SI VEDE. Discriminare una persona sieropositiva o con AIDS costituisce una violazione dei diritti umani, e fa il gioco del virus, che si propaga grazie alla pseudo cultura e al silenzio. Chiarito questo, è bene sapere che molti dei sintomi più evidenti dell’AIDS e dei trattamenti necessari a curarlo sono, oggi, meno visibili. Una persona con HIV che non abbia ricevuto una diagnosi può rimanere perfettamente in salute anche per una decina d’anni: e per come funziona il virus, nei primi mesi dal contagio ci si può sentire in gran forma, ma è anche il periodo in cui i propri fluidi corporei sono maggiormente contagiosi.

7. SE CONTRAI IL VIRUS DELL’HIV, SEI DESTINATO A MORIRE PREMATURAMENTE. Dalla scoperta della malattia nei primi anni ’80, il trattamento del virus ha fatto passi da gigante, tali da garantire una buona aspettativa di vita a chi conduca le terapie antiretrovirali. Secondo AIDS United, un 20enne americano a cui venga diagnosticata l’infezione, se inizia subito le terapie ha un’aspettativa di vita di altri 55 anni, 5 in meno di quella di una persona non infetta. Certo non si tratta di cure semplici e immuni da effetti collaterali.

Fonte: http://www.focus.it/scienza/salute/giornata-mondiale-aids-7-falsi-miti…/

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