La vendetta.

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Occhio per occhio; male per male; dolore per dolore. Per alcuni la vendetta è una reazione naturale, immediata, che arriva senza che essi si pongano domande.

Se compiuta direttamente come gesto di verità emotiva, la vendetta può servire a fare pulizia, a saldare il conto, senza però ottenere altri risultati.

La vendetta infatti non conduce a niente di nuovo, solo a vendette di rimando e a falde. Non è produttiva sul piano psicologico, perché si limita a una abreazione della tensione. Quando poi è procrastinata e si trasforma nel fare macchinazioni, nello starsene acquattati in attesa dell’occasione buona, incomincia a puzzare di cattivo e alimenta fantasie di crudeltà e astiosità.

La vendetta procrastinata, la vendetta affinata in metodi indiretti può diventare ossessiva, e sposta la messa a fuoco dall’evento del tradimento e dal suo significato alla persona del traditore e alla sua Ombra.

Per questo motivo san Tommaso d’Aquino giustifica la vendetta solo quando è rivolta al male in sé e non contro colui che ha perpetrato quel male.

Il lato peggiore della vendetta, dal punto di vista psicologico, è la sua messa a fuoco ridotta e limitata, il suo effetto di restringimento della coscienza.

James Hillman – PUER AETERNUS – Adelphi

Foto RETE

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