L’asino di Buridano

la vida de antes

« Un asino affamato e assetato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno con, vicino a ognuno, un secchio d’acqua, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore.»

L’asino di Buridano (o “Paradosso dell’asino”) è un apologo tradizionalmente attribuito al filosofo Giovanni Buridano, ma che probabilmente non è dovuto a lui, poiché «non si trova negli scritti di Buridano, né corrisponde alle sue idee relativamente alla libertà, dato che piuttosto egli oscilla tra il volontarismo e l’identificazione (aristotelico-averroistica) di intelletto e volontà. È probabile che la storia, derivata da un problema del De coelo (Aristotele, De coelo, II, 295 b 31-34), sia nata nelle discussioni di scuola, ove è documentata»

Descrizione

L’apologo narra come un asino posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali  e alla stessa distanza non sa scegliere quale iniziare a mangiare morendo di fame nell’incertezza.

Secondo Buridano l’intelletto è sempre in grado di indicare all’uomo quale sia la scelta giusta tra le varie diverse alternative tanto che se, per assurdo, la scelta fosse costituita da due elementi identici la volontà si paralizzerebbe a meno che non si scegliesse di non scegliere.

Leibniz discusse di questo paradosso nei suoi Saggi di teodicea osservando che in natura non esistono, come avviene invece in matematica, due realtà perfettamente identiche e che quindi l’azione umana è sempre determinata da una precisa causa, magari a noi sconosciuta ma esistente:

« …È vero che, se il caso fosse possibile, bisognerebbe dire che [l’asino] si lascerebbe morir di fame;…Infatti l’Universo non potrebbe esser diviso in due parti… in maniera che tutto sia uguale e simile da una parte e dall’altra, come un’ellissi o come ogni figura piana, della categoria di quelle che io chiamo “anfidestre” [a due lati], per esser così divisa in due parti uguali da una linea retta qualsiasi passante per il suo centro… Si avranno dunque molte cose dell’asino e fuori dell’asino, sebbene non ci appaiano, che lo determinerebbero ad andare da una parte piuttosto che dall’altra; e quantunque l’uomo sia libero, mentre l’asino non lo è, non è meno vero, per la stessa ragione, che anche nell’uomo il caso d’un perfetto equilibrio tra due partiti è impossibile, e che un angelo, o almeno Dio, potrebbe sempre render ragione del partito che l’uomo ha preso, assegnando una causa o una ragione inclinante che l’ha indotto realmente a prenderlo, benché questa ragione sia spesso molto complessa ed inconcepibile a noi stessi, perché il concatenamento delle cause legate tra loro va lontano. »

L’asino di Buridano ispirò anche una poesia di Voltaire:

 

(FR)« Connaissez-vous cette histoire frivole
D’un certain âne illustre dans l’école?
Dans l’écurie on vint lui présenter
Pour son diner deux mesures égales,
De même force, à pareils intervalles;
Des deux côtés l’âne se vit tenter
Également, et, dressant ses oreilles,
Juste au milieu des deux formes pareilles,
De l’équilibre accomplissant les lois,
Mourut de faim, de peur de faire un choix.[7] »
(IT)« Conoscete quella frivola storiella
di un certo asino di cui si discute a scuola?
Nella stalla gli vennero portate
per il suo pasto due quantità di fieno uguali,
della stessa qualità, per molte volte;
dai due mucchi l’asino si vide tentato
ugualmente, e, drizzando le orecchie,
proprio in mezzo ai due mucchi uguali,
concretizzando le leggi dell’equilibrio,
morì di fame, per timore di fare una scelta. »

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Asino_di_Buridano

asino7

Può capitare anche a noi di comportarci come l’asino di Buridano, di essere afflitti da un dubbio, da un tormento interiore che non ci dà tregua. In questi casi la nostra natura di esseri umani razionali può portarci a cercare disperatamente la soluzione del dilemma, la risposta esatta ai nostri quesiti e più la cerchiamo, più questa non arriva. Se poi chiediamo consiglio alle persone che ci sono vicine, queste (pur con l’intento di aiutarci), non faranno che accrescere ulteriormente i nostri dubbi.

Mi viene in mente, a titolo di esempio, la storia di Alessandra che giunge da me in studio molto angosciata a causa di un pesantissimo conflitto interiore. Convive da circa dieci anni con Giovanni e da qualche tempo ha scoperto di provare una forte attrazione fisica per Carlo, suo collega d’ufficio. Il dubbio che l’attanaglia è: “Sono ancora innamorata di Giovanni? – “Cosa provo davvero per Carlo?”. E così, ogni volta che sta con il suo compagno cerca di analizzare in maniera “scientifica” i suoi sentimenti, di osservare al microscopio ogni sensazione in modo da indagarne l’origine. Nel frattempo tenta di controllare l’attrazione fisica per Carlo e, più si sforza di non pensare a lui, più si sente sopraffatta dal desiderio. Le continue elucubrazioni mentali non fanno che angosciarla e mettere in stand by la sua vita. Ovviamente anche i consigli delle amiche, con le quali tenta di condividere il suo stato d’animo, non fanno che alimentare in maniera esponenziale i suoi dubbi. Si instaura dunque un circolo vizioso: cercare il senso dei propri sentimenti non fa che amplificare la confusione.

Il dubbio può trasformarsi in un vero e proprio problema e, in alcuni casi, diventare persino patologico. Ricordo di un paziente di 45 anni che era arrivato da me con il seguente interrogativo: “Come faccio ad essere sicuro che non compirò mai un gesto inconsulto?”. Qualche mese prima aveva sentito al telegiornale la notizia di un uomo che in piena notte e, senza un apparente motivo, aveva ucciso la compagna: da quel momento aveva cominciato a dubitare della propria stabilità mentale. “Chi mi assicura che non farò mai una pazzia?”: questa era la domanda che in maniera ricorrente faceva irruzione nella sua testa e che lui cercava invano di reprimere. E così per “risolvere il problema” aveva passato le notti davanti al computer alla ricerca di articoli di psichiatria che potessero fugare ogni suo dubbio ma in realtà, in questo modo, non faceva che ingigantirli. E a nulla servivano le rassicurazioni del fratello, con cui si era confidato: il tarlo del dubbio aveva cominciato a scavare solchi profondissimi nella sua testa e la quotidianità era diventata insopportabile.

Cosa fare in questi casi? Quando abbiamo un interrogativo che ci tormenta e il dubbio si trasforma nella ricerca ossessiva della migliore soluzione, fermiamoci un attimo e chiediamoci: esiste una risposta al mio quesito che possa essere considerata indiscutibilmente esatta e valida per sempre? Se così non fosse, ha senso continuare a cercare affannosamente? Mi sto forse angosciando senza motivo? In poche parole, non è possibile trovare risposte corrette a quesiti sbagliati o del tutto irrazionali anche perché esistono situazioni che non possono essere affrontate utilizzando la logica. La cultura occidentale ci ha insegnato ad utilizzare il pensiero scientifico per trovare il bandolo di ogni nostra perplessità ma ci ha anche portato a dimenticare che non possiamo controllare tutto. Dinanzi allo spettacolo di un tramonto sul mare vi chiedereste che senso ha? Immagino che ve lo godreste e basta. Scegliereste il partner della vostra vita dopo un confronto attento e metodico  con altri possibili pretendenti o sulla base dei vostri sentimenti?

Ricordate: l’intelligente dà le risposte esatte e il saggio fa le domande giuste.

La psicologa di famiglia – Dr.ssa Tornello – Torino – Avigliana

Fonte; https://psicoterapeutatornello.wordpress.com/2012/10/05/latroce-dubbio-dellasino-di-buridano/

Foto RETE

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