“Tutti i campi di battaglia furono nella prima guerra mondiale teatro di orrori inimmaginabili. I racconti dei sopravvissuti, le fotografie e i documentari esistenti possono solo in modo molto approssimativo fare rivivere il momento infernale dell’attacco e la sofferenza prolungata della vita di trincea – sperimentata per la prima volta durante il conflitto mondiale. L’amplificazione della capacità distruttiva dei nuovi mezzi tecnologici trasformava gli scontri in orrendi massacri; la durata della permanenza in trincea procurava terribili patimenti morali e materiali.”
Ecco la voce di due soldati:
«O cari genitori a vedere le lacrime che si fanno e i gridi che fanno quelli feriti è una cosa da piangere della paura. Io quasi non lo faccio più il conto di ritornare ancora nelle vostre braccia e davanti ai vostri bei ocelli o cari miei genitori e fratelli, non si vediamo più»
dal monte Maio, I° luglio 1916.
« Se ti rivasse notizia che sono morto, non dire che sono morto per la Patria, ma che sono morto per i signori, cioè per i rìchi che sono stati la causa di tanti buoni giovani, la colpa della sua morte»
«Notiziario sullo spirito delle truppe», 15 aprile 1917
Da “SOLDATI E PRIGIONIERI ITALIANI NELLA GRANDE GUERRA”, di G. Procacci, Bollati Boringhieri
Nella foto vedete Angelo Freni militare (al centro)