Le foto degli scolari con le maestre hanno un fascino particolare. Perché si portano appresso il mondo magico dell’infanzia, i giorni dei “perché?” e delle scoperte, dei sogni ad occhi aperti dove il confine tra possibile e impossibile è sfumato, quando la vita è ancora gioco, la sofferenza per la sconfitta passeggera e le liti, anche con bernoccoli associate, si ricompongono senza strascichi.
Le maestre, se ci sanno fare, sono astronavi con cui esplorare lo spazio. Il suo nome, la foto con lei ci accompagnerà in tutte le stagioni della vita.
Scrive Gibran:
“E un maestro disse: Parlaci dell’Insegnamento.
E lui disse:
Nessuno può insegnarvi nulla se non ciò che già sonnecchia nell’albeggiare della vostra conoscenza.
Il maestro che cammina all’ombra del tempio tra i discepoli non elargisce la sua sapienza, ma piuttosto la sua fede e il suo amore.
E se davvero è saggio, non vi invita ad entrare nella dimora del suo sapere, ma vi guida alla soglia della vostra mente.”
Nella foto, che devo alla cortesia di Anna Pappaterra, la maestra Anita Belsito con le bambine di quinta, nell’anno scolastico ‘61/’62.
Divertitevi ad indicare i nomi delle scolare. Io mi arrendo.