Primi anni del secolo scorso. Tre giovani militari posano per il fotografo. Per terra, a destra, un cappello piumato. Sono dei bersaglieri. Hanno sguardi sicuri, abiti curati, espressione ferma. Di loro non so niente.
La foto arriva a noi attraverso la famiglia Freni. Poi niente. Silenzio.
Perché la pubblico?
Primo, perché è bella. Il tempo vi ha lasciato tracce del suo passaggio, moltiplicandone il fascino.
Secondo, perché guardando quei giovani pieni di vita, mi è venuto da pensare alla fugacità dell’esistenza. Anche loro avranno avuto amori, sogni, progetti; quel senso di onnipotenza proprio dei giovani, che li spinge a scorticare il futuro, scalare montagne, raddrizzare torti, rompere consuetudini, incrostazioni storiche… Ora di essi rimane solo qualche sbiadito ricordo trattenuto dall’affetto famigliare. Poi cenere. Nient’altro che cenere.
Ricordate Lorenzo de’ Medici?
“Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza.”
Da Trionfo di Bacco e Arianna