Vocaboli del nostro dialetto di origine greca
Tacchete
Voce che significa “in un momento, subito, all’improvviso”.
Potrebbe derivare da táchista (velocissimamente).
Taddi
E’ il germoglio di una pianta, in special modo della zucca.
Da thallòs ramoscello, germoglio.
Tannu
Allora.
Secondo il Racioppi potrebbe derivare da otan (allorché, quando)
Tappíla
Pianella, pantofolina.
Da tapeinòs che significa “basso” in relazione alla scarpa normale che è più alta.
Táraca
Lo sporco vecchio e indurito.
Da tárichos mummia e, in genere; tutto ciò che è conservato.
Nel dialetto di Sant’Arcangelo è detto “táriche” soprattutto lo sporco impossibile a pulirsi perché invecchiato, come, per esempio, quello che si vede su certi cappelli che, per questo, diventano quasi lucidi.
Ad Orsomarso si diceva “si tuttu ‘ntaracato” per dire che uno era molto sporco.
Tata – Tataranno
Padre e nonno
Da atta parola che era usata, in senso affettuoso, non solo verso il proprio padre, ma anche verso persone anziane particolarmente care. Così Omero (n. IX, 607) fa chiamare atta, da Achille, il vecchio Fenice che lo aveva allevato: Fóinix, atta gheraiè (Fenice, vecchio babbo).
Il vocabolo, comune, una volta, in tutta l’Italia meridionale, si trova sotto la forma sia di “tatta” che, più comunemente, di “tata”. Un antico proverbio dice:
‘U mestiere di tata – è minze ‘mparate’;
e si riferisce all’uso comune, nei tempi antichi, di continuare, nella famiglia, lo stesso tipo di lavoro.
Ecco una canzoncina in onore di S. Giuseppe cantata, una volta, a Sambiase, in Calabria (89):
Quandu la Madunnuzza
cucinava, dui pisciceji chi nci
furu dati ccu d’ogghiu e
pitrusinu li conzava,
e di l’adduri ndi sana i malati e
San Giuseppi di fora vinìa cu
tre mazzesilluzzi di ‘nsalata
curri lu Bambinellu diciendu
jìa: Jamu all’affruntu, ch’è
venutu tata.
E questa è una strofa della celebre, già citata, poesia “S. Francesco di Paola” di V. Padula:
‘A Madonna li dicìa: -Lassa
a mamma e lassa a tata;
venitinni appriessu ‘e mia,
Francischiellu affurtunatu.
Tutto il materiale che trovate in questa “categoria” è frutto del lavoro e dell’intelligenza di don Luigi Branco, un prete di Sant’Arcangelo di Lucania.
Io mi sono limitato a prendere ed integrare quanto serve a spiegare l’origine greca di alcuni vocaboli del dialetto orsomarsese.
A don Luigi ed ai giovani che l’aiutano nel suo lavoro tutta la mia gratitudine.
Nota: le parole greche sono scritte in caratteri latini.
(Continua)