IQBAL,  l’eroe bambino

Iqbal Masih (in urdu اقبال مسیح; Muridke1983 – Muridke16 aprile 1995) è stato un bambino operaiosindacalista e attivista pakistano, diventato un simbolo della lotta contro il lavoro minorile.

La sua vita invece è stata diversa, e si è conclusa tragicamente a soli 12 anni, con il suo nome assurto a simbolo della lotta allo sfruttamento minorile nel Pakistan.

In Pakistan, a Muridke nel Punjab, Iqbal era nato nel 1983. La sua famiglia, poverissima, indebitatasi per pagare il matrimonio del primogenito, lo aveva inizialmente costretto a lavorare in una fabbrica di mattoni e poi lo aveva venduto all’età di 5 anni per 600 rupie (più o meno 12 dollari americani) a un fabbricante di tappeti, che lo aveva ridotto in schiavitù.

Un destino non insolito. Sono milioni i bambini ridotti in schiavitù per integrare il magro bilancio familiare, o per colmare debiti. Il Pakistan possiede infatti una di quelle economie definite “emergenti”, la cui precaria tenuta finanziaria, a fronte di un vasto potenziale di crescita, si basa spesso sulla manodopera sottopagata o sfruttata, o costretta a lavorare in condizioni disumane.

Iqbal lavorava come questi bambini

Biografia

Iqbal Masih nacque nel 1983 in una famiglia molto povera. A quattro anni già lavorava in una fornace, a cinque fu venduto dal padre ad un venditore di tappeti per pagare un debito di 12 dollari.. Fu quindi costretto a lavorare 10-12 ore al giorno, incatenato al telaio e sottonutrito, tanto da riportare un danno alla crescita.

Nel 1992 riuscì a uscire di nascosto dalla fabbrica e partecipò insieme ad altri bambini a una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front (BLLF), organizzazione fondata da Ullah Khan che ottenne nello stesso anno la promulgazione del Bonded Labor System Abolition Act.[4] Ritornato nella fabbrica di tappeti, si rifiutò di continuare a lavorare malgrado le percosse. Il padrone sostenne che il debito anziché diminuire era aumentato a diverse migliaia di rupie, pretendendo di inserirvi lo scarso cibo dato a Iqbal, supposti errori di lavorazione eccetera. La famiglia fu costretta dalle minacce ad abbandonare il villaggio, Iqbal, ospitato in un ostello dalla BLLF, ricominciò a studiare.

Iqbal attivista

Dal 1993 cominciò a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica sui diritti negati dei bambini lavoratori pakistani contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia.

Alla fine del 1994 si recò a Stoccolma, partecipando a una campagna di boicottaggio dei tappeti pakistani volta a mettere pressione sulle autorità di Islamabad.

Nel dicembre del 1994 presso la Northeastern University di Boston ricevette il premio Reebok Human Rights Award. Vista la giovanissima età venne creata una categoria apposita: Youth in Action.

Nel frattempo, sia per la pressione internazionale che per l’attivismo locale, le autorità pakistane avevano preso una serie di provvedimenti, tra cui la chiusura di decine di fabbriche di tappeti, salvando migliaia di bambini dalla schiavitù. Nel febbraio 1995 partecipò ad un incontro tra rappresentanti del BLLF e dell’industria dei tappeti, su invito del giornale The Nation, in cui il confronto raggiunse toni duri.

La morte

Le testimonianze circa gli avvenimenti dell’ultima giornata della sua vita, il 16 aprile 1995, giorno di Pasqua, sono in buona parte imprecise e contraddittorie. Due cugini che l’accompagnavano, Faryad e Lyakat, riferiscono che ad un certo punto nel tardo pomeriggio non prese l’autobus che doveva portarlo nella capitale e si allontanò con loro in bicicletta e viene colpito alla schiena[6]

Secondo il rapporto della polizia e la testimonianza iniziale dei cugini, uno dei quali fu ferito nella sparatoria in cui Iqbal Masih venne ucciso, l’omicida fu un lavoratore agricolo a seguito di una breve lite. Il BLLF però accusò subito dell’accaduto la “mafia dei tappeti“. Un rapporto di un noto gruppo indipendente di difesa dei diritti umani, la Human Rights Commission of Pakistan, pubblicato nel mese successivo affermò tuttavia che non vi era alcuna evidenza che dietro la morte di Iqbal vi fosse l’industria dei tappeti. A distanza di tempo permangono diversi dubbi sull’accaduto. Pure i due cugini poche settimane dopo ritrattarono la loro testimonianza iniziale.[7]

A seguito della sua morte, il tema del lavoro minorile, in special modo nell’industria pakistana dei tappeti, ha ricevuto ancora maggior attenzione, rendendo Iqbal un vero e proprio simbolo di tale causa.

FONTE: -https://it.wikipedia.org/wiki/Iqbal_Masih

Foto RETE

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