Un padre di famiglia molto povero tutte le mattine si recava al bosco per raccogliervi un fascio di legna che portava in ispalla al paese e vendeva per poche lire. Un signore s’impietosì di vederlo fare questa fatica ogni mattina. Un giorno lo chiamò e gli diede
un pane bianco pieno di marenghi d’oro, dicendogli:
“Mangiatelo insieme ai tuoi figli.”
A casa la moglie disse al marito che era bene regalarlo al prete, quel pane bianco. Gli aveva battezzato i figlioli e ancora non gli avevano regalato nulla, per disobbligarsi.
Il marito, nonostante avesse fame, fu d’accordo, dato che, pensò, non si può vivere degnamente in questo mondo senza contraccambiare i favori ricevuti. Portarono dunque il pane al prete.
Il mattino appresso l’uomo tornò al bosco. Il signore che gli aveva regalato il pane si meravigliò di vederlo nuovamente col fascio di legna sulle spalle. Siccome intendeva levarlo dalla miseria, lo chiamò e gli regalò un altro pane bianco pieno di marenghi d’oro. Ma anche stavolta la moglie volle regalarlo al prete che certo fu arcifelice di riceverlo. La mattina appresso il signore si stupì ancor di più di vedere l’uomo andare al bosco. Lo chiamò, dato che proprio aveva deciso di levarlo dalla miseria, e gli regalò un pane assai più grande dei primi due e gli disse perentorio:
“Guai a te se non te lo mangi insieme ai tuoi figli. Non dare ascolto a tua moglie.”
Tornato a casa, l’uomo fece vedere alla moglie il grande pane bianco. La moglie disse che valeva la pena regalare anche questo bel pane al prete, per farselo amico, in modo di avere da lui una buona protezione presso la legge e anche presso Dio.
Il marito si arrabbiò molto, stavolta. Disse:
“No. Questo pane me lo mangio insieme ai miei figli,” e ruppe il pane in due.
A terra cadde un mucchio di monete d’oro. Alla vista di tante monete brillanti, l’uomo provò una gioia così grande, così intensa, che ebbe una forte fitta al cuore e restò secco. Rimase con un pugno ben serrato e nel pugno c’era stretto un foglio di carta. Cercarono di aprirgli il pugno, per prendere quello strano foglio di carta, ma nessuno ci riuscì. Proprio nessuno.
In paese si sparse subito la notizia dell’uomo morto per i marenghi d’oro e si raccontò anche del suo pugno chiuso che nessuno era stato capace ad aprire. La voce arrivò anche all’orecchio del benefattore che si recò subito dal morto. Appena toccò il pugno, la mano si aprì. Il benefattore prese la carta in cui era scritto:
“Povero era e povero doveva restare. Ora che è morto, resuscitalo tu! ”
II signore si abbuiò in viso. Mandò una vampata dagli occhi e sparì. Si disse che era il diavolo, quello, che aveva tentato di cambiare il destino del povero, ma non ci era riuscito.
Da MITI, RACCONTI E LEGGENDE DI CALABRIA, di Saverio Strati, Gangemi
Foto RETE