La notte di San Silvestro


L’affresco (Oratorio di S. Silvestro, Chiesa dei Quattro Santi Incoronati, Roma) si riferisce alla leggenda secondo cui Costantino, miracolosamente guarito dalla lebbra, all’atto di trasferire la capitale dell’impero a Costantinopoli, concesse a papa Silvestro I le insegne imperiali, il dominio su Roma e sulla parte occidentale dell’impero, nonché il primato sulle sedi orientali.

Nella notte di San Silvestro fuochi d’artificio, botti, tappi di spumante ritmano queste ore di passaggio, di simbolica morte e rinascita, che segnano un rinnovamento del tempo.

«L’anno vecchio se ne va e mai più ritornerà» recita un proverbio degno dei soldati di la Palice, non diversamente dall’altro più noto: «Anno nuovo, vita nuova».

A Capodanno, superato lo spartiacque della mezzanotte, si mangiano le lenticchie perché propizino, simili a minuscole monetine, la prosperità economica. Notte di San Silvestro si chiama l’ultima dell’anno perché la Chiesa ha voluto festeggiarvi il papa sotto il quale l’Impero romano da pagano divenne cristiano.

Ma perché mai si è scelto l’ultimo giorno dell’anno se non si sa con esattezza quando Silvestro morì?

Una leggenda che si narra a Poggio Catino, in provincia di Rieti, dove si festeggia il pontefice con particolare solennità, ci aiuta a capirlo.

Dopo la conversione di Costantino al cristianesimo – leggendaria perché in realtà l’imperatore fu battezzato poco prima di morire da un prete ariano – alcuni sacerdoti pagani si recarono da lui che viveva esule sul monte Soratte, chiedendogli di salvare la popolazione da un drago che col suo soffio faceva morire più di trecento persone alla volta. Costantino ne parlò a san Silvestro che a sua volta chiese consiglio in sogno a san Pietro. Quest’ultimo gli suggerì di scendere nella fossa in cui stava il mostro per legargli un filo attorno al collo. Silvestro vi scese per trecentosessantacinque scalini eseguendo quel che Pietro gli aveva ordinato. All’uscita incontrò due maghi pagani che l’avevano seguito per vedere se avesse avuto il coraggio di affrontare il drago: giacevano a terra quasi asfissiati. Il papa li condusse sani e salvi tra la folla che si convertì in massa insieme con loro.

Quel drago domato allude simbolicamente al paganesimo e i trecentosessantacinque scalini ai giorni del calendario romano che, secondo la leggenda della conversione di Costantino, san Silvestro consacrò al cristianesimo.

Fonte: LUNARIO, DI Alfredo Cattabiani – Oscar Mondadori

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