
Con gennaio comincia l’anno legale nel nostro calendario, filiazione di quello romano che aveva dedicato questo mese, Ianuarius, a Ianus, Giano, il dio preposto nel pantheon romano a tutti gli inizi sia nello spazio sia nel tempo. Il dio bifronte era posto anche agli albori dei tempi tant’è vero che si favoleggiava che fosse stato il primo re del Lazio durante l’età dell’oro quando gli uomini vivevano in comunione con gli dei.
Gli arcaici versi Ianuli del Carmen saliare lo cantavano addirittura come creatore: «Rivolgete preghiere a Consivio. Spalanca tutte le porte – ormai egli ci ascolti benevolo … Tu sei il buon Creatore, di gran lunga il migliore degli altri re divini… cantate in onore di lui, del padre degli dei, supplicate il dio degli dei».
Era soprattutto colui che iniziava, ovvero permetteva il passaggio da uno stato spirituale a un altro ontologicamente superiore L’etimologia e l’iconografia del dio lo testimoniano: Ianus deriva infatti dalla base indoeuropea y-à, ampliamento di ei-, che è presente anche in un’altra lingua indoeuropea occidentale, l’irlandese, con l’espressione àth (da ya-tu col significato di guado). D’altronde in sanscrito, altra lingua indoeuropea, yàna è la via, ovvero un luogo di passaggio.
Anche l’aspetto del dio rinviava al passaggio: la sua bifrontalità presupponeva due luoghi o due stati, il precedente e quello in cui si era entrati. Giano aveva un volto vecchio e l’altro giovane a significare che il tempo delle origini veniva continuamente rivitalizzato attraverso il rito; ma ne possedeva anche un altro invisibile, il terzo volto che corrisponde nella tradizione induista all’occhio frontale di Shiva, anch’esso invisibile poiché simboleggia l’Eternità.
Da LUNARIO, DI ALFREDO Cattabiani – Oscar Mondadori
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