
In antico, era sacra la terra e sacri erano i fiumi, le sorgenti e le piante. L’incontro fra gli uomini e il sacro avveniva con facilità e con estrema facilità le cose potevano prendere una piega positiva o negativa.
La sacralità pervadeva interamente il mondo greco. Ovunque ci si poteva rivolgere agli dei e dentro e fuori le città non mancavano i santuari o i luoghi dove poterli incontrare o invocare.
L’incenso bruciato nei thymiatèria, i capi di bestiame sacrificati sugli altari, le figure di terracotta appese agli alberi che impreziosivano i recinti sacri o ai muri, le piccole arule tenute in angoli quieti delle case, tutto riconduceva ad una dimensione sacra e tanti erano i gesti, quasi codificati, che si potevano compiere per ottenere ascolto da una divinità o ringraziarla per essere stati ascoltati. Doni piccoli e grandi, ricchi o più misurati riempivano i tesori e le favisse dei santuari.
Lunghi cortei, percorrendo le vie sacre, attraversavano le città per raggiungere le case degli dei, spesso poste in luoghi alti e ben visibili da lontano, o sulla riva del mare, per portare quotidianamente in scena, anche di notte, alla luce di bracieri sorretti da tripodi, la rappresentazione di un sacro orizzonte.
Da GUIDA ALLA CALABRIA GRECA, di Antonio Cuteri – cittacalabriaedizioni
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