
«Lancia il tuo pane ai volti delle acque»:
al fiume, alla corrente, offrilo al mondo,
senza destinatario, come chi dona il sangue,
un organo o la vita tutt’intera.
Bisogna amare assai la formula dell’acqua,
dalla neve al sudore,
dalla piovana a quella di sorgente
per affidarle in dono il nutrimento.
«Questo è il mio pane»
disse il donatore di se stesso.
La cena era di Pasqua
e la città in collina.
Offriva il pane di se stesso
alla corrente delle generazioni.
«In molti giorni lo ritroverai»:
ecco l’innumerevole rimborso,
il dono di un momento
che torna molte volte in molti giorni.
Cosi fu scritta a cuore calmo e tiepido
la sovversiva economia del dono
offerto a spargimento,
restituito a scroscio.
Scompiglio e dismisura
della partita doppia dare/avere,
pareggio di bilancio gambe all’aria
con l’avvento del gratis, della grazia,
lo spariglio infallibile
su cui si regge il mondo.
Di Erri De Luca, da BIZZARRIE DELLA PROVVIDENZA, Einaudi
Foto RETE