PAESE

Non odo più le insonni sonagliere,

le musiche lontane del paese:

non vedo vecchierelle intente e quiete

sedute all’ombra delle bigie chiese…

..

Non sento più, festose, dai pianori

scendere a valle, brune contadine,

a frotte, stornellanti, nel tremore

di placide campane serotine.

..

E vivo, lungi, come un fior divelto,

tra il pruno che mi spasima, in silenzio,

su queste strane strade cittadine

ove sfolgora il sole e c’è l’assenzio.

..

Vecchio paese dalle strade piene

di sole e di monelli chiacchierini,

di rondini guizzanti pel tuo cielo,

di passeri trillanti nei mattini.

..

Non cerco più tra i cespi le viole,

le more polverose tra le spine,

le fragole odorose e gli augeletti

e le farfalle seriche e turchine.

..

Non veggo più fumare i tuoi camini

e dai veroni tinti di calcina

fioriti di gerani e di giacinti

il viso d’ una fresca signorina,

..

ormai perduta nel mio sogno triste…

quella che m’inseguì nell’era bella!

colei che mi baciò (tanto fanciullo!)

la bocca fresca e l’ anima ribella.

..

Delle speranze mie di fanciullezza

non son rimaste, ormai, che le parole;

e torno a te con l’anima in tristezza

a cogliere il calore del tuo sole.

..

S’ è fatto, forse, vecchio questo cuore?

Dolce paese, per scerpare il canto

il viso di mia madre mi apparisce

pe’ intenerire l’ugola nel pianto.

Di ENZO BRUZZI

Foto: ORSOMARSO

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