
Il simbolo è un elemento della comunicazione, che esprime contenuti di significato ideale dei quali esso diventa il significante. Tale elemento, sia esso un segno, gesto, oggetto o altra entità, è in grado di evocare alla mente dell’osservatore un concetto diverso da ciò che il simbolo è fisicamente, grazie a una convenzione prestabilita (es. la croce è il simbolo del Cristianesimo) o a un aspetto che lo caratterizza (es. il leone è il simbolo della forza).
Etimologia
La parola “simbolo” viene dal latino symbolum che a sua volta si origina dal greco σύμβολον [symbolon] (“segno”) che a sua volta deriva dal tema del verbo συμβάλλω (symballo) dalle radici σύν «insieme» e βάλλω «gettare», avente il significato approssimativo di “mettere insieme” due parti distinte.
In greco antico, il termine simbolo (σύμβολον) aveva il significato di “tessera di riconoscimento” o “tessera hospitalitatis (dell’ospitalità)” secondo l’usanza per cui due individui, due famiglie o anche due città, spezzavano una tessera, di solito di terracotta o un anello, e ne conservavano ognuno una delle due parti a conclusione di un accordo o di un’alleanza: da qui anche il significato di “patto” o di “accordo” che il termine greco assume per traslato. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l’esistenza dell’accordo.

Simbolo, segno e segnale
Sostengono autori, come Hobbes e altri nel seguito della filosofia inglese come Peirce, e i positivisti e neopositivisti della “logica simbolica”, che il simbolo, nella sua funzione di “stare al posto di” possa scambiarsi con il segno.
Charles W. Morris (1901–1979) per esempio, afferma che il simbolo è un segno che ha un aspetto di convenzionalità maggiore rispetto ai segnali poiché chi esprime il simbolo lo usa come alternativa al segno con cui s’identifica.
I simboli sono inoltre differenti dai segnali, poiché questi ultimi hanno un puro valore informativo e non evocativo.
I simboli si differenziano anche dai marchi, che hanno un valore solamente soggettivo e che vengono usati per indicare un’origine fattuale.

Il simbolo può essere di due tipi:
convenzionale, in virtù di una convenzione sociale;
analogico, capace di evocare una relazione tra un oggetto concreto e un’immagine mentale.
Ad esempio, il linguaggio parlato consiste di distinti elementi uditivi adoperati per rappresentare concetti simbolici (parole) e disposti in un ordine che precisa ulteriormente il loro significato.
I simboli e i segni possiedono un forte carattere intersoggettivo, in quanto sono condivisi da un gruppo sociale o da una comunità culturale, politica, religiosa.
Hegel distingue il simbolo dal segno che «rappresenta un contenuto del tutto diverso da quello che ha per sé.» Mentre cioè nel segno il contenuto è del tutto diverso dalla sua rappresentazione, nel simbolo l’oggetto simbolizzato è simile alla sua espressione simbolica così come accade allo stesso modo con l’analogia.
«Il simbolo è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo.»
Nella tradizione della Cristianità, il segno è distinto dal miracolo poiché rivela una verità ulteriore a quella storica, che è sempre presente e attuale per tutte le generazioni successive fino alla fine dei giorni.
Da –https://it.wikipedia.org/wiki/Simbolo
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