
L’antico sito archeologico nubiano di Jabal Maragha nel deserto di Bayuda non c’è più. Al posto dei resti della civiltà meroitica di duemila anni fa, una voragina profonda 17 metri e larga 20. Questo si sono trovati davanti gli archeologi un mese fa.

Le rovine, che risalgono al periodo Meroitico tra il 350 a.C. e e il 350 d.C., sono state distrutte da cercatori illegali d’oro. Per fare in fretta hanno buttato giù tutto usando macchinari pesanti e scavando la voragine. Non rimane quasi più nulla. “Abbiamo lavorato su questo sito per un mese”, ha detto l’archeologo Habab Idriss Ahmed all’Afp. “Era un sito tranquillo e bello, mai toccato da nessuno. Ma oggi, quando sono arrivato qui, sono rimasto scioccato dal modo in cui è stato distrutto”.
Accanto all’enorme squarcio nel terreno, i criminali hanno ammucchiato antiche pietre cilindriche una sull’altra per farsi un tetto tra una pausa e l’altra. Quando sono arrivati gli archeologi, ce n’erano cinque di cercatori d’oro. Sono stati portati alla stazione di polizia e rilasciati qualche ora dopo.
“Avrebbero dovuto essere arrestati. Ci sono le leggi “.

Il Sudan conta circa un migliaio di siti famosi, un centinaio dei quali sono stati danneggiati o distrutti dai cercatori d’oro. “Distruggono i siti archeologici”, ha spiegato Hatem al-Nour, direttore delle antichità e dei musei del Sudan. “Questo attacco è un colpo di Stato perché questo è un sito raro che conteneva molte informazioni utili sulla storia del Paese”.

La distruzione della storia del Sudan nei siti che custodisce, è un problema molto serio che purtroppo coinvolge anche le autorità, conniventi con i cercatori. Ricchi uomini d’affari finanziano spedizioni e macchinari, e le autorità locali incoraggiano le persone alla ricerca dell’oro. A Sai, una grande isola del Nilo in Nubia lunga 12 chilometri, centinaia di tombe sono state saccheggiate e distrutte.

Il Sudan è il terzo maggior produttore di oro in Africa, dopo il Sudafrica e il Ghana. In passato, riporta l’Afp, le persone hanno tentato la fortuna cercando l’oro nella città di Omdurman, dall’altra parte del fiume rispetto a Khartum, dove si incontrano le acque del Nilo Bianco e Blu. “Vedevamo persone anziane con piccoli setacci come quelli che le donne usano per setacciare la farina a casa”. Alla fine degli anni ’90, la gente ha visto gli archeologi che usavano i metal detector per le ricerche scientifiche e hanno pensato che ci fosse l’oro.