CALABRESI, QUELLI CHE PARTONO E QUELLI CHE RESTANO




“Vivo in Svezia da quasi otto anni, ho studiato nel centro-nord e lavorato e vissuto in Irlanda e in Danimarca, ma, da calabrese ancora oggi mi sento profondamente colpita da quello che sta succedendo in Calabria.

Tra noi emigrati, specialmente del sud si parla,spesso, di quelli che hanno scelto di andare e quelli che hanno scelto di restare. La domanda ricorrente e’ dove sia la differenza, tra quelli che restano e quelli che vanno via, portando un bagaglio a volte che non sanno neanche di avere.

Io a diciannove anni ho deciso che la cosa migliore era andare via il piu’ lontano possibile, scegliendo una sede universitaria talmente difficile da raggiungere che impiegavo tredici lunghe ore di un viaggio estenuante, cambiando tre treni e un autobus.

Nonostante il distacco dalla mia famiglia fosse terrorizzante e dolorosissimo, la voglia di realizzare i miei sogni era piu’ forte di tutto.

Parlando di queste cose cadere nella retorica e’ facile, tutti hanno le lore esperienze e le loro spiegazioni al riguardo, molti annuiscono e pensano di capire perche’ uno va via dalla Calabria, terra senza prospettive, terra di nessuno senza Stato, terra di mafia.

Personalmente e onestamente, nei miei sogni di dicianovenne e credo anche in tutti quelli dei ragazzi che vanno via, non c’era nessuna profonda motivazione o rifiuto sociale di sorta, semplicemente, avevo voglia di provare a stare sulle mie gambe, a sentirmi indipendente.

Nonostante cio’, la mia terra me la sono sempre portata dietro in una valigia speciale, e anche se ora ho passato piu’ di meta’ della mia vita lontana la Calabria e’ ancora la mia casa, la mia identita’.

Percio’, leggendo tutto questo, purtroppo, scontato pasticcio della sanita’, (queste verita’ le sappiamo tutti), non posso non sentirmi profondamente toccata, anche perche’ ancora li vive una buona parte della mia famiglia, compresi i miei genitori.

Le cose che si leggono sui giornali o su intenet sono fracamente deprimenti, ma l’unica cosa da lontano che mi ha fatto star meglio, persino sperare, e’ stata leggere le parole e l’impegno di un mio vecchio amico e compagno di scuola.

Il suo nome e’ Davide e lui rappresenta quelli che hanno avuto il coraggio di restare, quelli che porto come esempio a coloro i quali hanno come referenze solo bias negativi.

Ed in fondo, anche io devo ammettere che guardo a questi esempi un po’ con un misto di ammirazione e incredulita’ come fossero unicorni, personaggi mitologici che hanno reso possibile l’impossibile.

Io e Davide ci conosciamo dai banchi di scuola, frequentavamo la stessa classe del Liceo Classico di Catanzaro, e gia’ allora, c’erano ragazzi come lui super motivati che si buttavano nella politica, discutendo appassionatamente con la professoressa di filosofia o meglio ancora, presentandosi e facendosi eleggere rappresentante di Istituto, con la missione di far cambiare i termosifoni o ottenere la gita ad Amsterdam.

E c’erano persone come me, impegnate, invece, piu’ a trovare se stesse, poco inclini per natura e timidezza ad esporsi e farsi coinvolgere in battaglie collettive.

Davide e’ rimasto, io sono finita in Svezia, a fare un lavoro che amo, ad avere una famiglia, ad avere sicurezze e privilege. Lui e’ rimasto, e fa tanto nel piccolo e nel grande, si espone, in un posto dove, diciamo la verita’, non e’ facile esporsi, non scendere a compromessi, perche’ si rischia, personalmente e per quelli che ti stanno intorno.

Molti qui in Svezia mi chiedono, come mai in Calabria o al Sud in generale, sia cosi‘difficile cambiare, e confesso di fare fatica a trovare le risposte. Quelle che escono piu’ immediate sono la corruzione, la mafia, lo Stato assente, i politici che si riciclano e riciclano in un girone dantesco, dove alla fine non puoi condannare chi si dice apatico e rifiuta persino di andare a votare, perche’ tanto e’ inutile, tanto sono tutti uguali.

Ma, pensando ai miei genitori, ai miei nonni, a tanti amici e alle loro famiglie oneste, alle nuove e future generazioni credo che quasi tutti si lanciarebbero in un cambiamento concreto.

Tomasi di Lampedusa diceva:”per cambiare tutto non bisogna cambiare niente”, e in fondo e’ ancora vero, perche’ la forza, la testardaggine, la relisienza che caratterizza noi gente di Calabria, non dovrebbe cambiare, ma il sistema si, il clientelismo, il favoritismo, la scambio dei voti, tutte le scorciatoie dovrebbero sparire, anche quelle per pagare un caffe saltando la fila al bar.

Lottare contro i giganti non e’ cosa da tutti ma da qualche parte bisogna pur cominciare, e io comincio a guardare verso persone che come Davide, scelgono di combattere Golia, dimostrandomi che ci credono e allora, comincio a crederci pure io.

Banalmente e qui la retorica torna a farsi utile, questa e’ l’unica cosa che si puo’ fare, tornare a crederci, cominciando dalle persone come me che non si sono mai volute esporre, sostenendo chi ha scelto di rimanere, facendosi coinvolgere anche a duemila chilometri di distanza.

Perche’ non e’ giusto aspettarsi che solo una persona si assuma la responsabilita’ di cambiare tutto.

Tornare a usare il dissenso, la protesta come unica arma, per dimostrare che non e’ vero che noi meridionali siamo conniventi, noi sappiamo usare la nostra voce, lo dimostrano le tante persone che hanno dato la vita per ribellarsi a un sistema corrotto da sempre.

Ma, se cambiassimo tutti in modo collettivo non avremmo bisogno di vittime sacrificali, ottendendo un orgoglio che in fondo, non abbiamo mai avuto e pretendendo di aver riconosciuta la nostra identita’ non civile, ma civica.

Questo e’ il regalo di ogni momento di crisi difficile, la messa in discussione di realta’ che sembrano impossibili da cambiare e la ritrovata Speranza, che abbiamo il dovere di cogliere, altrimenti che alternative abbiamo?

Di Mariatesera Pullano, partita giovanissima da Taverna in provincia di Catanzaro

FONTE: Dalla pag. Fb di Francesco Cuteri e Davide Zicchinella che scrive:

“Condivido con voi il bellissimo messaggio che mi ha inviato una vera eccellenza calabrese, Mariatesera Pullano, partita giovanissima da Taverna in provincia di Catanzaro ed ora, in Svezia, è Conservatore della collezione di opere d’arte su carta del Museo di Gothenburg (Seconda città della Svezia), vincitrice di un concorso internazionale. È autrice di divesi studi su artisti di valore internazionale, nelle scorse settimane ne ha pubblicato uno su Picasso. È stata prima in Danimarca dove ha lavorato come Conservatore di opere d’arte su carta al centro di restauro Bevarings Fyn ed ancora prima in Irlanda, responsabile alla National Gallery. Sempre vincendo concorsi internazionali. Dal profondo e sviluppato Nord Europa guarda con occhi pieni di nostalgia ed amore alla nostra Calabria.”

FOTO: Rete

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