I BRETTII tra Fuscaldo e Belvedere Maritmo

Carta dei principali siti brettii

[…]Mollo ha potuto inequivocabilmente definire i termini cronologici della presenza brettia sul territorio preso in esame, circoscrivendoli ad un breve lasso di tempo che copre circa due generazioni, tra l’ultimo quarto del IV ed il primo quarto del III secolo a. C. In questo breve periodo gruppi probabilmente marginali di Brettii si sono insediati sulle colline poste tra la costa tirrenica e le cime della Catena Costiera secondo una logica insediativa assai singolare che non possiamo neanche definire  kata komas,[per villaggi]dal momento che la documentazione raccolta, integrata in alcuni casi anche da scavi stratigrafici, permette di delineare un sistema di piccole unità abitative e produttive (fattorie?), non agglutinate per villaggi, ma disposte isolatamente lungo i tracciati viari naturali di collegamento tra la costa e l’interno, intervallate da piccoli nuclei di sepolture; particolari concentrazioni di questi insediamenti, mai tali da formare dei villaggi, tuttavia, sono ravvisabili solo in prossimità di luoghi particolarmente ben disposti topograficamente (collina di S. lorio di Acquappesa, a ridosso della costa) o collegati alla viabilità di attraversamento della Catena Costiera e di collegamento con la Val di Crati (Belvedere Marittimo, Cetraro). Lo studio dei materiali raccolti in superficie e di quelli rinvenuti negli scavi integra il dato topografico e permette di ravvisare nell’agricoltura di sussistenza e, soprattutto, nella pastorizia transumante e nello sfruttamento delle foreste le attività prevalenti di questi gruppi umani; solo alcuni dei corredi recuperati hanno restituito qualche elemento che riporta alla sfera della guerra, attività tradizionalmente legata al popolo brettio; si tratta per lo più di punte di lancia in ferro e di cinturoni in bronzo che non sembrano tuttavia connotare più di tanto i loro portatori come guerrieri, quanto piuttosto evocare un ruolo nel quale gli individui adulti amavano per tradizione identificarsi ed essere identificati. Di notevole interesse è la presenza di documenti relativi ad attività di scambio e di commercio, concentrata in alcuni dei siti esplorati: penso al deposito di anfore da trasporto di Santa Barbara di Cetraro, non a caso uno dei pochi siti gravitanti direttamente sulla costa, e a qualche elemento di corredo funerario di importazione – vasi a figure rosse, ceroplastica, gioielli – recuperato nelle tombe più ricche di Belvedere, Cetraro ed Acquappesa.

Moneta brettia

Anche la profonda differenziazione tra l’organizzazione territoriale tipicamente brettia, tal quale emerge dallo studio del Mollo per il medio Tirreno cosentino, e quella più propriamente lucana, così come siamo in grado di leggerla nei siti tirrenici di Blanda e Laos e nei loro rispettivi entroterra, a me pare, ormai, un fatto acquisito: ad un sistema di polis strutturata urbanisticamente e circondata da una chora divisa in lotti e punteggiata di insediamenti rurali, si contrappone un territorio caratterizzato da insediamenti sparsi frammisti a piccoli nuclei di sepolture (“in silvis et sine ullo usu urbis” come dice Pompeo Trogo); ne consegue una diversa organizzazione politica, di tipo urbano nel caso lucano, di carattere tribale nel caso brettio; non si intravede, infatti, in tutto il territorio studiato dal Mollo un central piace, un sito egemone politicamente strutturato al quale possa far capo il sistema insediativo.

Allo stato attuale, naturalmente, non è possibile estendere a tutto il territorio controllato dai Brettii questo tipo di organizzazione anche se è estremamente significativo ricordare come, al di là dei centri urbani greci conquistati con le armi, come Terina, Hipponion e poi Crotone, la documentazione relativa ai restanti insediamenti brettii consista in prevalenza di presenze sparse nel territorio e delle relative sepolture e di centri fortificati d’altura, quasi mai organizzati urbanisticamente e non occupati in maniera stanziale; e ancora, si deve rimarcare come la documentazione relativa a personaggi di spicco della società brettia provenga per lo più da tombe isolate, come nel noto caso di Cariati.

Una cultura essenzialmente non urbana ed una dispersione degli insediamenti nel territorio, protetti talvolta da ampi centri fortificati, all’interno dei quali, in caso di pericolo, potevano trovare posto gli abitanti e le loro greggi, sembrano essere i caratteri distintivi del sistema insediativo dei Brettii, anche rispetto ai vicini Lucani che, invece, hanno adottato diffusamente il modello urbano greco, sia nel senso urbanistico del termine (polis con tessuto regolare e chora divisa ed abitata) che in quello politico-istituzionale (touta con suoi magistrati e diritto di battere moneta). Una analoga caratterizzazione diecistica sembra propria anche di quei gruppi di italici che negli stessi anni (330 a.C. circa) si insediano ai margini settentrionali della chora di Rhegion, noti come Tauriani e Mamertini, che solo dopo la seconda guerra punica, profittando dei benefici loro concessi per essere rimasti fedeli all’alleanza con Roma, abbandoneranno il tradizionale sistema insediativo sparso e aderiranno al modello urbano, strutturando i centri di Taureana di Palmi  e di Mamertion in contrada Mella di Oppido Mamertina.[…]

Di Gioacchino Francesco La Torre

Dalla Prefazione di “AI CONFINI DELLA BRETTIA”, DI Fabrizio Mollo – Rubbettino

FOTO: Rete

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