LE MONETE NEL REGNO DI NAPOLI

CARLINO da 10 GRANA 1818 Regno delle due Sicilie Ferdinando I di Borbone

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[…]Lo Statuto monetario di Ferdinando I, in particolare, decretò quanto segue: «Premettendo che la moneta costituisce la misura dei prezzi relativi ad ogni contrattazione, si stabilisce che un solo metallo debba costituire materia per il conio delle monete e si determina che la moneta unitaria, a cui i prezzi ed ogni valutazione debbono riportarsi in numerario, sia il “Ducato”, un pezzo in argento di 515 acini napoletani, cioè pari a grammi 22 e 943 millesimi, coniato con una lega di 833 e ½ di millesimo di argento puro e 166 e 2/5 di millesimo di lega. Quindi, il Ducato ha 5/6 di argento puro ed 1/6 di lega. Il Ducato verrà diviso in cento centesimi o grani per i Napoletani e baiocchi per i Siciliani. Il centesimo, a sua volta, verrà diviso in decimi, chiamati a Napoli calli o cavalli e piccioli in Sicilia. Ciascun grano sarà coniato in rame del peso di 140 acini, vale a dire grammi 6,237, stabilendosi che tali monete in rame saranno adoperate, come moneta di scambio, nelle piccole contrattazioni e che, comunque, il valore del suo numerario verrà garantito dallo Stato. In oro saranno coniate le oncette del peso di grammi 3,786, alle quali sarà assegnato un valore corrente di tre Ducati; le doppie, pari a grammi 18,933, per un valore corrente di quindici Ducati; le decuple, del peso di grammi 37,867, valevoli trenta Ducati».

La nuova monetazione venne, quindi, così articolata:

1 ducato = 10 carlini = 100 grani (a Napoli) o baiocchi (in Sicilia).

1 grano = 2 tornesi = 10 cavalli (a Napoli) o piccioli (in Sicilia)

In Sicilia, oltre al grano di Napoli, anche la moneta estera in genere era chiamata baiocco e, quindi, il ducato napoletano era pari a 100 baiocchi. Sempre nell’Isola, erano poi necessari 3 ducati napoletani per fare un’onza siciliana (1 onza = 30 tarì di Sicilia), che era quindi la moneta avente il più alto valore unitario nell’intero Regno.

Tuttavia, al fine di evitare errori contabili nella Pubblica Amministrazione, con decreto nr. 1908 del 6 marzo 1820, entrato in vigore il 1° gennaio 1821, il sistema monetario venne definitivamente unificato in tutti i territori del Regno delle Due Sicilie, con l’abolizione della monetazione siciliana in onze e tarì.

Le monete venivano coniate in oro, argento e rame presso la Regia Zecca a S. Agostino Maggiore (Napoli).

Oltre al conio delle tre monete auree da 3 – 15 e 30 ducati, ricordiamo anche quello delle monete d’argento da 10 (chiamata anche carlino) – 20 (chiamata anche tarì di Napoli) – 60 (chiamata anche ½ piastra) e 120 (chiamata anche piastra) grani, nonché quello delle monete di rame da ½ – 1 – 1 e ½ – 2 – 3 – 5 e 10 tornesi. Per la Sicilia venivano coniate anche le monete di rame da ½ – 1 – 2 – 5 e 10 grani.

Rapportato alla valuta odierna, si stima che 1 ducato napoletano avesse il potere di acquisto di circa 50 euro (in base alle quotazioni mantenute dall’oro negli ultimi tempi: es. nel maggio 2012 l’oro nuovo costava circa 40 euro al grammo, la moneta aurea da 30 ducati  – 37,867 grammi di oro con titolo millesimi 996 – aveva un valore intrinseco di circa 1.500 euro; pertanto, possiamo ritenere che 1 ducato del Regno delle Due Sicilie avesse il potere d’acquisto di circa 50 euro attuali), mentre il corrispondente valore approssimativo in euro delle altre monete borboniche lo si può evincere dalla seguente tabella sinottica.

1 Ducato = 50,00 €

1 Carlino = 5,00 €

1 Grano = 0,50 €

1 Tornese = 0,25 €

1 Cavallo = 0,05 €

I valori in tabella (riferiti all’anno 2012) sono da ritenersi abbastanza congrui rispetto a quelli delle attuali monete metalliche, anche in considerazione del fatto che, oramai, il pezzo di minor valore attualmente in circolazione è rimasto quello da 5 centesimi di euro, essendo quasi del tutto inutilizzati i pezzi da 1 e da 2 centesimi; peraltro, queste ultime due monetine non vengono nemmeno più coniate, poiché i relativi costi di produzione ed emissione sono superiori, fino a quattro volte, al valore facciale delle stesse, determinando il c.d. «signoraggio negativo» per lo Stato.

Di Ubaldo Sterlicchio

Fonte: http://www.neoborbonici.it/portal/index.php?option=com_content&task=view&id=4589&Itemid=99#:~:text=Rapportato%20alla%20valuta%20odierna%2C%20si,oro%20negli%20ultimi%20tempi%3A%20es.

Foto: RETE

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