
Prima degli anni Settanta e del rapporto Meadows sul degrado della biosfera terrestre, l’uomo credeva di aver dominato la natura. Prima degli anni Ottanta e del diffondersi dell’AlDS, la scienza pensava di aver eliminato virus e batteri; prima del 2008, gli economisti ufficiali escludevano qualsiasi crisi; prima del 2020, l’umanità aveva relegato le grandi epidemie al Medioevo.
La nostra fragilità era stata dimenticata, la nostra precarietà occultata. Il mito occidentale dell’uomo il cui destino è diventare “padrone e possessore della Natura” è crollato di fronte a un virus. Questo mito era già stato colpito al cuore dalla coscienza ecologista, che da alcuni decenni ha saputo dimostrare che più diventiamo padroni della biosfera più ne diventiamo dipendenti; più la danneggiamo più danneggiamo le nostre stesse vite.
Tuttavia, la convinzione che il progresso tecno-economico costituisca di per sé il Progresso umano e che la libera concorrenza e la crescita economica siano le condizioni primarie del benessere sociale continua a guidare il mondo occidentale e provoca inoltre il delirio euforico del transumanesimo.
Quest’ultimo prevede che l’uomo arriverà all’immortalità e controllerà tutto attraverso l’intelligenza artificiale. Tale promessa raggiunge il paradosso con il mito della necessità storica del progresso e quello della padronanza da parte dell’uomo non solo della natura, ma anche del proprio destino.
Ma l’estrema potenza della tecnoscienza non abolisce l’infermità umana di fronte al dolore e alla morte. Se possiamo attenuare il dolore e ritardare la morte per invecchiamento, non potremo mai eliminare gli incidenti mortali in cui i nostri corpi saranno distrutti; non potremo mai liberarci dei batteri e dei virus che si modificheranno continuamente per resistere ai farmaci, agli antibiotici, agli antivirali, ai vaccini. Siamo giocatori/giocati, possidenti/posseduti, potenti/deboli.
Dobbiamo prendere coscienza del paradosso per il quale la crescita della nostra potenza va di pari passo con la crescita della nostra debolezza. Come ha scritto Pascal: “È pericoloso mostrare troppo all’uomo come è uguale alle bestie, senza mostrargli la sua grandezza. Ed è pericoloso anche fargli troppo vedere la sua grandezza senza la sua bassezza. È ancora più pericoloso lasciargli ignorare l’una e l’altra”.
E come non porci la domanda che non ha spazio nei nostri programmi d’insegnamento e che riguarda ciascuno di noi: che cosa significa essere umano?
Da CAMBIAMO STRADA, di Edgar Morin – Raffaello Cortina Editore
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