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O arcana
campana, –
lontana,
che in questo silenzio de’ campi t’effondi
con dondi (1) gementi, soavi, profondi,
e i sensi d’ignara mestizia confondi (2);
o arcana
campana
lontana,
qual onda di sogni, d’amari rimpianti,
tu al core mi mandi, ma incerti, ma erranti,
ma solo all’umana tua voce balzanti ! (3)
O arcana
campana
lontana,
è l’ora (4) che l’ombre si fanno maggiori,
e affiocano i trilli de’ grilli sonori;
è l’ora che han tregua nel sonno i dolori.
O arcana
campana
lontana,
divina è la pace che piove da’ cieli:
s’inclinano i fiori su gli umili steli,
e orano in coro le rame fedeli (5.)
O arcana
campana
lontana,
ma erede (6 ) d’oscuri misfatti che sento
nel petto echeggiarmi con lungo lamento,
io solo, se t’odo, più cupo divento,
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o vana campana che muori nel vento.
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Giovanni Alfredo Cesareo
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NOTE
1 dondi: rintocchi, da don don.
2 riempi turbandoli.
3 i sogni e i rimpianti che ridesta il suono delle campane, balzano e s’innalzano quasi al richiamo di quella voce umana.
4 dopo il tramonto.
5 nella notte anche i rami degli alberi, volti verso il ciclo, sembrano innalzare la loro muta preghiera (orano) a Dio, come fedeli.
6 ma erede, ecc.: ma io solo, che porto dentro di me il rimorso di ignote colpe che echeggia dolorosamente nel mio cuore, se odo il tuo suono divengo più triste. — II suono della campana risvegliando in lui il rimorso della fede perduta rende il poeta più cupo.
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Foto: Orsomarso, chiesa di S.G. Battista