Cristianesimi scomparsi: perdite e guadagni

Forse vale la pena di riflettere su quanto abbiamo perduto o guadagnato [quando i libri di questi Cristianesimi] sono scomparsi dalla scena insieme alle interpretazioni del Cristianesimo che riflettevano. Una cosa che andò perduta fu ovviamente la grande eterogeneità dei primi secoli del Cristianesimo. […] Anche il Cristianesimo odierno non manca certo di varietà, con tutte le sue variegate teologie, liturgie, pratiche, interpretazioni scritturali, opinioni politiche, classi sociali, organizzazioni, istituzioni e così via; ma teoricamente tutte queste forme, che lo ammettano o no, risalgono a un’unica forma di Cristianesimo impostasi come vincitrice nei conflitti del II e III secolo. Questa forma fu quella che decise qual era l’interpretazione “giusta”, chi poteva esercitare l’autorità sulla fede e la pratica cristiana e infine quali forme di Cristianesimo sarebbero state escluse, messe da parte e distrutte; inoltre decise quali libri includere nel canone delle Scritture e quali escludere come “eretici” e portatori di falsi ideali.

Poi, come colpo di grazia, la parte vittoriosa riscrisse la storia della controversia, facendo vedere che dopotutto non c’era stato un grande conflitto e affermando che le proprie opinioni erano sempre state quelle della maggior parte dei cristiani, fin dai tempi di Gesù e dei suoi apostoli, e ribadendo che la propria interpretazione di fatto era stata sempre “ortodossa letteralmente: “di fede retta”) e che gli avversari, con i loro testi scritturali “diversi”, avevano sempre rappresentato poche schegge impazzite dedite a ingannare la gente per spingerla all’eresia (parola che letteralmente significa “scelta”: un eretico è qualcuno che sceglie volontariamente di non credere nelle cose giuste).

Ciò che il Cristianesimo guadagnò alla fine di questi conflitti antichi fu la convinzione di essere nel giusto e di esservi sempre stato. Ne guadagnò anche un credo, a tutt’oggi recitato dai cristiani, che affermava le credenze giuste in contrasto con quelle eretiche e sbagliate; di conseguenza ne guadagnò una teologia, che affermava tra l’altro che Cristo è allo stesso tempo pienamente uomo e pienamente divino, e una dottrina della Trinità per cui Dio consiste di tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo) distinte di numero ma uguali nell’essenza. Inoltre guadagnò una gerarchia di capi ecclesiastici in grado di mantenere viva la chiesa e sorvegliare l’aderenza alla fede e alla pratica corretta; e soprattutto guadagnò un canone di Scritture, il Nuovo Testamento, fatto di ventisette libri che sostenevano gli ideali ecclesiastici dei capi spirituali e la loro interpretazione della dottrina, dell’etica e del culto.

Ovviamente questi guadagni sono importanti e noti a tutti; meno note sono le perdite avvenute quando questi conflitti giunsero alla fine[…] E’ sorprendente che per secoli ogni studioso del primo Cristianesimo abbia senz’altro accettato la versione dei vincitori ortodossi del conflitto; vi fu però un cambio significativo quando nel XIX secolo alcuni studiosi iniziarono a mettere in dubbio l’oggettività di alcuni scrittori come l’ortodosso Eusebio (IV secolo), il cosiddetto “padre della storiografia ecclesiastica”, che ci ha lasciato il più antico resoconto del conflitto. Questa indagine preliminare sull’esattezza di Eusebio si tradusse in un attacco serrato contro la sua personalità quando alcuni studiosi del XX secolo iniziarono a sottoporre la sua opera a una critica ideologica che ne denunciava i pregiudizi e il loro ruolo nell’esposizione dei fatti. La nuova valutazione di Eusebio fu in parte dovuta alla scoperta di nuovi libri antichi, riportati alla luce dalle ricerche mirate di archeologi esperti ma anche dalle scoperte casuali di alcuni beduini: tra questi libri c’erano ad esempio altri Vangeli che affermavano anch’essi di essere stati scritti da apostoli. […]

La posta in gioco

[…] In tutto il mio studio mi porrò la domanda: e se fosse andata diversamente? Se avessero vinto altre forme di Cristianesimo invece di quella che conosciamo?

Accennando già da ora a questi problemi, possiamo osservare che se fosse stata qualche altra forma di Cristianesimo a vincere la prima battaglia per il predominio, forse le dottrine cristiane a noi familiari non sarebbero mai diventate la fede “normale” di milioni di persone, inclusa la dottrina per cui esiste un solo Dio, questo Dio è il creatore e suo figlio Cristo è insieme umano e divino. La dottrina della Trinità forse non si sarebbe mai sviluppata, i credi tuttora pronunciati nelle chiese di oggi forse non sarebbero mai stati codificati, il Nuovo Testamento forse non si sarebbe mai formato come collezione di libri sacri o si sarebbe formato con una serie completamente diversa di libri, magari con il Vangelo di Tommaso invece del Vangelo di Matteo, o con la Lettera di Barnaba invece della Lettera di Giacomo, o con l’Apocalisse di Pietro invece dell’Apocalisse di Giovanni. Se quelle battaglie fossero state vinte da alcuni gruppi, i cristiani non avrebbero mai avuto un Vecchio Testamento, e se si fosse imposto un altro gruppo ancora i cristiani avrebbero avuto solo il Vecchio Testamento (che non si sarebbe mai chiamato “Vecchio” Testamento, visto che non ce ne sarebbe stato uno “Nuovo”).

[…]  Il risultato di quelle lotte antiche, pur essendo tanto fondamentale per il carattere interno della religione, fu ancora più significativo per l’effetto e l’impatto che essa ebbe verso l’esterno e sulla storia stessa della civiltà. Non è improbabile che se non si fosse affermata la forma che alla fine risultò vincitrice, il Cristianesimo non sarebbe mai diventato una delle religioni più importanti all’interno dell’Impero romano, e se le cose fossero andate così l’Impero non l’avrebbe mai adottato come religione ufficiale; perciò non sarebbe mai diventato la religione dominante del Medioevo europeo, fino al Rinascimento, alla Riforma e ai giorni nostri. Se i conflitti si fossero risolti diversamente, per quanto possa sembrare strano, forse gli abitanti dell’Occidente (cioè noi) sarebbero rimasti politeisti fino a oggi e avrebbero continuato ad adorare gli antichi dèi della Grecia e di Roma; oppure l’Impero avrebbe potuto convertirsi a una forma diversa di Cristianesimo, e lo sviluppo della società e della cultura occidentale avrebbe preso strade che non possiamo neanche immaginare.

BART D. EHRMAN

Da “I Cristianesimi perduti” – Carocci

Foto: RETE

 

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