
Teatro di Delfi
La tipologia del teatro greco si è definita nel corso del V sec. a.C. ed è giunta a maturazione nel secolo successivo, quando si è avuto il massimo sviluppo della rappresentazione di tragedie e commedie.
Il teatro è un organismo unitario, in cui tutte le parti sono connesse tra loro.
Da sempre concepito come struttura aperta, era originariamente costituito da elementi
mobili e quindi adattabili al contesto e alle esigenze recitative.
La sua evoluzione nel tempo avvenne in coerenza con un principio di armonica integrazione tra architettura e ambiente naturale. Collocato presso un tempio e su un
pendio, la sua struttura sfrutta il naturale andamento del terreno.
Esso si compone di tre parti, corrispondenti a diverse funzioni: l’orchestra, il koilon (la cavea dei Romani) e la scena.
- L’orchestra (da orchenomai, io danzo) era un’area generalmente semicircolare, destinata alle danze del coro. La sua forma è sempre coerente alla disposizione delle gradinate: nel teatro di Epidauro, dei 350 a.C., assunse forma circolare. Poteva ospitare un altare.
- II kòilon (originariamente theatron, luogo dove si guarda), era una gradinata a forma di semicerchio, per lo più addossata al pendio naturale. Era suddivisa, mediante scalette di accesso, in più settori a forma di cuneo. Dapprima in legno e a pianta trapezoidale, fu realizzata nel V sec. a.C. in pietra e muratura.
- La scena, definita come parte fissa e in pietra solo in Età classica, fungeva da fondale architettonico del teatro. Originariamente costituita da una pedana lignea destinata alla recitazione degli attori, veniva utilizzata per il deposito di scene e costumi.
Apposite aperture sul fronte scenico potevano ospitare delle tavole dipinte (pinakes).
Meraviglia ancor oggi la perfezione dell’acustica di questi teatri, ottenuta mediante complessi calcoli che tenevano conto della forma, della dimensione e dell’inclinazione del kòilon.
Il teatro nell’Età ellenistica
Alla fine del IV sec. a.C. il teatro si modificò coerentemente con le nuove esigenze monumentali dell’Età ellenistica.
La parte recitativa acquisì maggior importanza rispetto al coro, la scena prevalse progressivamente sull’orchestra e, sviluppata su due piani di cui uno porticato, si dotò di un proscenio, palcoscenico sopraelevato dove recitavano gli attori.
Nel corso del III secolo si precisarono ulteriori aspetti decorativi e scenografici: tra proscenio e kòilon vennero inserite porte per l’accesso degli spettatori (parodoi), venne introdotto l’uso di piattaforme e strutture girevoli per realizzare particolari effetti scenografici, mentre tra scena e proscenio quinte mobili venivano sollevate e fatte scendere da appositi dispositivi.
Dietro la scena si articolavano spazi porticati, che aumentavano gli effetti di monumentalità dell’insieme.
Da “Storia dell’art”1 – di Dorfles, Ragazzi, Maggioni, Recanati – Atlas
Foto: Rete