Le streghe son tornate

 

[…] Le streghe sono tornate, eccome! L’età dell’oro della stregoneria è quella in cui viviamo oggi. Lo si può affermare senza timore di essere smentiti. Non è mai successo, nel mondo occidentale, che i culti stregonici avessero una libertà d’espressione paragonabile, anche solo lontanamente, a quella attuale. Gli adepti della stregoneria possono incontrarsi, celebrare i loro riti, cercare proseliti come qualunque altra associazione, senza essere perseguitati. Vero è che ogni tanto, di fronte a fatti di cronaca nera ammantati di magia, i mass-media tendono a fare di tutta l’erba un fascio.

Guru delle psico-sette e altri «operatori esoterici» sono additati come soggetti potenzialmente pericolosi assieme a satanisti, streghe, cartomanti, medium e pseudo guaritori. Ma, nonostante la gravita di certi episodi, a nessun politico verrebbe mai in mente di ripristinare le leggi contro la stregoneria.

Di tanto in tanto qualcuno domanda di istituire severe norme contro il plagio o contro l’abuso della credulità popolare, ma è chiaro che si tratterebbe di armi a doppio taglio, applicabili anche alla pubblicità, alla politica e alle religioni istituzionali. Giustamente gli odierni custodi della morale, laici o religiosi che siano, chiedono maggiore attenzione nei confronti dei «mercanti dell’occulto», senza tuttavia indicare nella magia un nemico della società civile. Fra l’altro, non viene mossa alcuna critica neppure nei confronti di quegli editori, e sono moltissimi, che pubblicano testi di magia e stregoneria, con tribuendo così a diffonderne le idee e le pratiche. Eppure, anche su questi ultimi, un tempo, si scatenava l’ira funesta delle inquisizioni, non solo cattoliche; oggi non più, dato che la libertà di stampa è uno dei capisaldi delle democrazie occidentali. D’altra parte, non è certo colpa degli editori se le streghe continuano ad affascinare larghi strati della popolazione.

Il fascino della stregoneria sulla cultura europea contemporanea è testimoniato dall’innumerevole quantità di «feste delle streghe» che ogni anno si organizzano in ogni parte del continente, sulla base di tradizioni vere o presunte. Quante aziende di promozione turistica vanno a ricercare streghe vissute in un lontano passato in una certa località, processi dell’Inquisizione o altri fatti più o meno cruenti, spesso volutamente esagerati per necessità promozionali? Quanti villaggi basano la loro economia sul «turismo magico», organizzando visite alle prigioni di maghi e streghe e ai luoghi del loro supplizio? Per non parlare di Halloween, la notte delle streghe per eccellenza, una festa d’importazione anglosassone, ormai divenuta un rito collettivo diffuso ovunque, della quale la maggioranza delle persone non conosce né origine né significati.

Certo, la stregoneria odierna sembrerebbe ridotta a puro spettacolo, ma anche nelle feste delle streghe non mancano cartomanti, astrologhe o divinatrici di vario genere che, sulla pubblica piazza, esercitano la loro arte, con la compiacenza delle amministrazioni comunali e la tolleranza delle autorità religiose. Ogni tanto sì ode il richiamo di un ecclesiastico o di un razionalista particolarmente insofferente, tuttavia gli ammonimenti si perdono nel marasma mediatico che avvolge l’intera società occidentale. Da un altro versante si percepiscono lontanamente altre voci, praticamente inascoltate dal grande pubblico nonostante offrano importanti contributi alla conoscenza della stregoneria classica e contemporanea: sono le relazioni dei partecipanti a convegni storici o a giornate di studio sul fenomeno delle sette.

E poi c’è il mondo delle arti. La pittura, la letteratura, il teatro e il cinema ci hanno abituati a vedere le streghe in modi diversi, a volte diametralmente opposti: sacerdotesse votate alla celebrazione di antichi culti di fertilità, sotto l’egida di una Grande Dea quasi dimenticata; semplici contadine che si tramandavano i misteri della femminilità, preclusi ai maschi; vecchie ruffiane, dispensatrici di filtri capaci di suscitare passioni amorose, risvegliare la virilità, riaccendere desideri sopiti o procurare aborti; guaritrici di campagna che, grazie alla conoscenza dei segreti delle erbe, delle pietre e dei veleni, sapevano lenire i dolori del corpo e dell’anima; inquietanti megere dedite a riti orrendi, in solitudine o assieme a malvagie compagne; maghe che credevano nel potere degli astri e delle preghiere, esperte nell’arte di evocare gli spiriti della natura o le anime dei trapassati; indovine dall’età incerta capaci di vedere, con vari mezzi, i segni del futuro o i cambiamenti dell’ordine naturale; donne di qualunque ceto sociale, perseguitate a causa del loro desiderio di conoscenza o per l’atteggiamento libertino che sfidava il potere maschile.

Tutte queste sono rappresentazioni delle streghe tramandate dalle arti visive e dalla letteratura.

 

GIORDANO BERTI

Da “Storia della stregoneria” – Mondadori

Foto: Rete

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