I cinesi sono dei naturalisti, per tradizione e per attitudine. Le loro conoscenze mediche si fondano su una massa di osservazioni minuziose e di ricette originali che ancora oggi costituiscono un’eredità da cui la medicina occidentale può attingere con profitto e di cui i medici cinesi si sforzano di fare l’inventario, integrandola alla scienza moderna. Tuttavia l’insieme di queste osservazioni e ricette è collegato, nella medicina tradizionale dell’epoca Song, alle concezioni filosofiche allora in vigore; il corpo umano è concepito come una riproduzione del cosmo, e lo stato di salute è la traduzione di una armonia generale di virtù individualizzate, la malattia l’indice di una rottura di questa armonia. Tutto viene spiegato in funzione di corrispondenze che hanno valore universale, perché si applicano tanto al mondo fisico che al corpo umano. La teoria preesiste all’osservazione e l’osservazione, anche quando è originale e costituisce una scoperta, non è mai sfruttata in se stessa, ma integrata alla teoria.
Per i medici dell’epoca Song esistono cinque organi principali (cuore, fegato, milza, polmoni e reni), ciascuno in rapporto con uno dei cinque elementi o virtù elementari (acqua, fuoco, legno, metallo e terra), che hanno la caratteristica di essere prodotti o distrutti reciprocamente secondo un ordine determinato. I cinque organi essenziali comunicano con le cinque aperture del corpo: i reni, per esempio, sono in relazione con le orecchie e il fegato con gli occhi. Il corpo è una rete complessa di relazioni, e per questo l’agopuntore applica l’ago in punti del corpo che possono esser lontani dalla parte o dall’organo malato. La salute è garantita da una buona circolazione dei «soffi» (caldo, freddo, secco, umido e ardente) che circolano per il corpo, e da un buon equilibrio fra il principio femminile, o freddo (yin) e il principio maschile, o caldo (yang).
La malattia può anche avere origine da un eccesso dei sette sentimenti (gioia, collera, tristezza, paura, amore, odio e desiderio). Queste concezioni forniscono a un tempo gli strumenti diagnostici e terapeutici. L’esame del viso o quello del polso, scienza nella quale i cinesi sono stati ritenuti maestri, permettono a un medico esperto di identificare immediatamente la malattia. È stato rilevato un gran numero di pulsazioni diverse, ciascuna delle quali corrisponde a una malattia determinata.
Ecco come si producono le ulcerazioni alle gambe, secondo un autore della prima metà del XII secolo. Egli osserva in primo luogo che questa malattia è rara nella Cina nord-occidentale, mentre è frequente nel sud. Perché? Perché gli abitanti della Cina meridionale amano bere alcoolici mentre mangiano pesce salato. Ora il gusto salato (uno dei cinque sapori fondamentali) ha la virtù di far discendere il sangue nelle parti inferiori del corpo. Il pesce produce una leggera febbre e tende a provocare ulcerazioni. Quanto all’alcool, la sua fermentazione e l’aconito che vi si aggiunge in piccola quantità sono veleni. Questi tre elementi (cattivo principio del sale, del pesce e dell’alcool) penetrano nella milza, da dove passano le due vene della tibia, e così si formano le ulcerazioni alle gambe.
Quanto ai procedimenti per la guarigione, consistono in massaggi a cui sottoporre di solito piccole parti del corpo (palmo della mano, parte superiore del pollice, per esempio), in cauterizzazioni con artemisia, in punture per mezzo di un ago d’argento in punti del corpo esattamente circoscritti, e infine in droghe e beveraggi. La chirurgia è sviluppata assai imperfettamente e si applica quasi esclusivamente alla castrazione degli eunuchi, agli ascessi e alle fratture. Agopuntura, massaggi e cauterizzazione sembrano di impiego meno frequente delle droghe. Queste medicine di solito sono a base di piante, e molto complicate nella composizione. Un solo decotto può contenere, per esempio, fino a ventiquattro ingredienti. A volte vi sono incluse sostanze animali o minerali, come il corno di rinoceronte — di cui si fa grande uso —, le giade o le perle in polvere. Ma esistono anche rimedi a base di insetti; veleno di rospo (che ha lo stesso effetto della digitale), vermi di terra, ragni, millepiedi cotti e ridotti in polvere, ecc. Una ricetta per guarire la malaria ordina l’impiego della mosca canina: «Prendere una mosca canina. Staccarle zampe e ali. Arrotolarla nella cera in modo da farne una pallottolina, da prendere con alcool freddo il giorno dell’attacco». Può essere anche efficace la pelle di serpente, se il malato la introduce nelle orecchie e la tiene nel cavo delle mani. Un verme che si raccoglie sulle montagne dalle nevi eterne in Asia centrale serve a guarire «l’accumulazione di febbre»: è freddo come il ghiaccio ed ha il sapore dolce come il miele.
Verso il 1080 l’insegnamento della medicina, che fino allora era suddiviso in tre rami: scienza del polso, agopuntura e trattamento di ulcerazioni e ferite, fu riordinato in nove specialità. La loro enumerazione mostra l’alto grado di specializzazione raggiunto allora dalla medicina cinese: medicina generale e teorie mediche (due sezioni), trattamento dei reumatismi e delle paralisi, oftalmologia, ostetricia, odontologia e laringologia, trattamento degli ascessi e delle fratture, agopuntura e moximbustione, trattamento per mezzo di incanti e amuleti.
La menzione in questa lista delle pratiche magiche per la guarigione mostra che la medicina cinese non è una medicina di carattere scientifico nelle sue teorie, non meno che nella pratica terapeutica. Tuttavia, nonostante la familiarità esistente fra medici, guaritori e maghi, sono principalmente i religiosi, taoisti o buddhisti, gli specialisti degli esorcismi, e dobbiamo osservare che alcuni di loro sono dotati di un reale talento di guaritori. Essi ricorrono a oggetti magici con iscritti disegni cabalistici, a talismani che il malato deve portare in permanenza su di sé, o ancora a formule magiche ricavate dai testi del buddhismo esoterico detto di Tantra. Per ogni malattia, teorie e rimedi variano sensibilmente secondo le scuole mediche, e i malati da parte loro non esitano a ricorrere nello stesso tempo a trattamenti diversi: fra questi rientrano le pratiche magiche.
Secondo le teorie in vigore la malaria, per esempio, può essere causata dagli spiriti dei morti, dal clima, da una cattiva alimentazione, da una rottura dell’equilibrio fra il principio freddo e il principio caldo o da una mancanza d’armonia fra le cinque virtù elementari all’interno del corpo, o anche da una divinità chiamata Madre della malaria. I medici distinguono sedici specie di malaria in base ai sintomi esterni, e ricorrono a trattamenti molto variati per combatterla. Si tratta dell’agopuntura, della cauterizzazione, dei massaggi, dell’arsenico a piccole dosi, di droghe a base di piante, di droghe a base di insetti, e infine di incanti e amuleti, dei quali alcuni vanno inghiottiti. È molto importante il momento in cui il malato prende la droga, qualunque sia la malattia. Il momento deve essere scelto in funzione della posizione del sole e in funzione dell’evolversi delle crisi. Se preso nel momento sbagliato, il rimedio rischia di fare peggio del male.
Una branca della medicina cinese non menzionata nell’elenco delle specialità previste dall’insegnamento ufficiale è la medicina legale. Il sistema giudiziario cinese, in virtù della sua particolare ispirazione, era portato a dare grande peso alle prove materiali, e perciò questa tecnica si sviluppò in Cina molto prima che in Occidente. Esiste così un trattato di medicina legale ad uso dei funzionari dell’amministrazione diretta, compilato verso la metà del XIII secolo in base a opere più antiche. Si deve attendere l’inizio del XVII secolo per veder comparire in Europa un’opera analoga, quella di Roderigo De Castro. Il trattato cinese del XIII secolo fornisce un modello di verifica estremamente dettagliato per tutte le parti del cadavere. Esso fornisce un elenco dei mezzi atti a identificare i diversi tipi di morti possibili (strangolamento, annegamento, veleno, percosse, ecc.) e insegna i procedimenti che consentono, in alcuni casi, di distinguere omicidio, suicidio, incidente. Insegna pure quali soccorsi porgere ai moribondi: impiccati, annegati, colpiti da insolazione o da congelamento, morenti di fame; e per gli annegati preconizza, fra gli altri procedimenti, la respirazione artificiale.
L’insegnamento della medicina è organizzato dallo Stato, e a cura dei medici-funzionari della corte, membri dell’Accademia di medicina, viene compilato un elenco delle droghe il cui uso è ufficialmente consacrato. Esiste dunque una sorta di codice ufficiale. Questo repertorio comprendeva 850 droghe, di cui 656 venivano effettivamente impiegate, all’epoca Tang (VII-IX secolo). Fu rivisto alla fine del X secolo, e l’elenco dei preparati aumentato di 133 droghe. Di fatto, delle 983 droghe enumerate solo 789 erano effettivamente in uso. A cura dell’amministrazione venivano diffusi trattati sull’impiego di queste droghe. Uno, in cento capitoli, apparve negli anni 990-994 e un altro, meno importante, alla metà dell’XI secolo. Verso il 1080 un ordine imperiale demandò ai medici più capaci, dovunque si trovassero, di far conoscere le loro ricette più efficaci. Queste droghe furono provate dall’Accademia di medicina e i loro modi di preparazione largamente diffusi.
Quest’ultimo fatto mostra l’esistenza di due tipi di medicina paralleli, una privata e l’altra ufficiale, che si arricchisce delle tradizioni e delle scoperte della prima. L’insegnamento organizzato dallo Stato viene impartito alla Scuola di medicina, la cui creazione risale al 1076. Trasferita a Hangzhou, questa scuola accoglieva, come abbiamo visto, da 250 a 300 studenti. È destinata alla formazione dei medici ufficiali che curano l’imperatore, le persone della corte, e in generale, la gente dell’alta società. Invece la gente del popolo si rivolge a medici privati, che di solito esercitano il mestiere di padre in figlio. A loro avviso, per esser bravi medici è indispensabile che la famiglia si dedichi da lungo tempo alla pratica medica. «Guardati dal prendere le droghe di un medico dove non si è medici da tre generazioni» dice un detto popolare. La maggior parte dei medici è specializzata. Alcuni curano solo le malattie dei bambini, fra le quali le più comuni sono i vermi intestinali e i rigonfiamenti del ventre. Altri sono soltanto agopuntori, come, a Hangzhou, quello del Ponte-della-via-delle-acque, quando si discende il canale. Ciascuno affigge all’esterno della bottega dei pannelli che indicano la sua specialità e dove a volte egli vanta la propria arte: «Guarigione rapida e sicura» si legge su uno di questi pannelli, rappresentato in una pittura della città di Kaifeng all’inizio del XII secolo. Bisogna credere che la pubblicità avesse la sua parte, giacché al Museo di Shanghai si vede una tavoletta per la stampa in bronzo dell’epoca Song, che doveva servire a stampare la pubblicità di un agopuntore. Si legge, in alto: «Bottega d’agopuntura del maestro Liu di Jinan» e al centro: «La riconoscerete dal coniglio bianco che fa da insegna davanti alla porta».
Oltre alle botteghe dei medici, si trovano a Hangzhou un gran numero di farmacie diverse: alcune vendono piante medicinali non preparate, all’ingrosso, altri decotti pronti — e debbono essere le più numerose —, altre solo erbe per guarire il mal di ventre dei bambini, altre ancora esclusivamente piante della regione di Hangzhou. Queste farmacie hanno tradizionalmente per insegna zucche secche appese sopra la porta. Oltre alle farmacie private esistevano, come abbiamo visto, dispensari pubblici dove le droghe, grazie alle sovvenzioni della corte, dovevano esser vendute a un terzo del prezzo corrente. Ma a causa della gestione disonesta dei funzionari e degli impiegati assegnati a questi stabilimenti, sembra non fossero di alcun aiuto alla gente del popolo più misera, alla cui intenzione erano stati fondati, e non è neppur certo che l’istituzione sussista nella Hangzhou del 1270. Infine, in ogni prefettura, si trovavano ospedali e ospizi i pubblici gestiti dallo Stato. Qui venivano curati gratis i poveri e ricoverati i vecchi, gli infermi e gli incurabili.
JACQUES GERNET
Da “In Cina ai tempi di Marco Polo” – Fabbri Editore
Foto: Rete