FEBBRAIO-MARZO – Le Antesterie (Ανϑεστήρια)

Dioniso

Le Antesterie erano considerate «le più antiche Dionisie» (Tucidide, li 15). Le Antesterie (da anthós ‘fiore’ e dal suffisso –terión derivato dal verbo tereo nel significato di ‘osservare un precetto, una festa’) erano una festa che si celebrava ad Atene in onore di Dioniso nel mese di Antesterione (febbraio-marzo). Il nome di ‘Festa dei Fiori’ si deve al periodo in cui veniva celebrata, quando cioè i fiori cominciano a spuntare.

Il rito, che durava tre giorni, aveva luogo in vari momenti e punti della città.

Durante il primo giorno (Πιϑοιγία) si scoperchiavano dei grandi recipienti di argilla contenenti vino (pìthói), perché i morti potessero dissetarsi; anche tutti i vivi — liberi e schiavi — potevano bere.

Nel secondo giorno (Χόες) — il ‘Giorno delle Brocche(Chóes) – si svolgevano processioni alle quali partecipavano anche i bambini, che ricevevano, tra gli altri doni, delle piccole brocche simili a quelle usate dagli uomini per le libagioni.

Chous raffigurante Eros, 410 a.C. circa, Walters Art Museum

Secondo la tradizione, la Festa delle Brocche avrebbe avuto origine dal re Demofonte (o da Pandione II) che, quando Oreste, contaminato per l’uccisione della madre, passò da Atene, chiuse le porte del tempio e offri da bere all’ospite all’esterno.

Si danzava intorno a un caprone che poi veniva sacrificato. Con la pelle si faceva un otre, che veniva gonfiato e unto per renderlo sdrucciolevole, e gli uomini si cimentavano in una gara che consisteva nel rimanere a lungo sull’otre.

Sempre nel secondo giorno aveva luogo la ‘Festa dell’Altalena’ (Aiora): le ragazze si dondolavano e quel movimento è stato variamente interpretato: per taluni simboleggiava il passaggio dalla terra al regno dei morti di Erigone che si impiccò all’albero cresciuto dal corpo del padre Icario; per altri rappresentava un’espiazione simbolica delle ragazze ateniesi per la morte di Erigone. Ma il dondolio poteva essere anche un modo per raggiungere una sorta di estasi: il dondolio è «una naturale azione magica, in quanto tramite un artificio favorisce il raggiungimento da parte di colui che dondola di una condizione particolare di sospensione, di una sorta di estasi» (K. Kerényi, Dioniso, Miinchen-Wien 1976, trad. it. Milano 1992, pp. 155-58).

Oinochoe delle Antesterie, 430-390 a. C., museo del Louvre

Nel secondo giorno delle Antesterie si apriva a tutti, per una breve visita, il tempio di Dioniso nelle Paludi (èn lìmnais), situato in una zona di Atene molto umida a causa di una sorgente, poi asciugatasi. Tucidide di 15) dice che il tempio di Dioniso Limnàiòs era situato a sud dell’Acropoli. La basilissa, la moglie del supremo magistrato, l’archon basilèus, accompagnata fin sulla soglia da quattordici officianti, le Gheràiai, le ‘venerande’, si rinchiudeva in una stanza segreta del tempio e andava simbolicamente sposa a Dioniso.

Il terzo giorno, l’ultimo delle Antesterie, chiamato il ‘Giorno delle pentole’ (Chùtrai), era dedicato ad allontanare le anime dei morti. Le pentole contenevano verdure lessate e sementi, perché le anime potessero nutrirsi prima del loro viaggio di ritorno all’Ade. Nel ‘Giorno delle pentole’ la gente gridava: «Fuori, Chere, non sono più le Antesterie». In quel giorno si onorava, insieme a Dioniso, Ermes, che tra i suoi incarichi aveva anche quello di accompagnare i morti, perché riaccompagnasse le anime dei defunti nell’Ade. Ermes durante questa sua attività era chiamato ‘Psicopompo‘; l’epiteto, usato anche per Caronte, deriva da psuche ‘anima’ e pompos ‘portatore’, ‘accompagnatore’.

 

LUISA BIONDETTI

Da “Dizionario di mitologia classica” – Baldini & Castoldi

Foto: Rete

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