Ermete Trismegisto e la ricerca della sapienza

Lo scriba Nebmertuf e Thot, dio degli scribi, alabastro, XVI-XIV secolo a. C., Museo del Louvre, Parigi. Divinità dalle origini misteriose, per gli Egizi Thot era lo scriba divino che nell’oltretomba teneva il conto dei peccati dei defunti. Perciò era identificato con il dio della scrittura, della parola, del pensiero e – per i suoi poteri magici – anche della magia.

 

Il Corpus Hermeticum è la raccolta delle opere che in epoca ellenistica vengono trasmesse dalla tradizione sotto il nome di Ermete Trismegisto. Ermete (Hermes), messaggero degli dei nel mondo greco, era anche conosciuto come patrono della parola e del sapere che con essa si trasmette: in questo viene assimilato al dio egiziano della scrittura Thot, il cui epiteto più ricorrente era per l’appunto «tre volte grande» (donde Trismegisto).

Quella che va sotto il nome di Hermes-Thot è una letteratura che comprende opere di saggezza teologica e filosofica, ma anche più specificamente scritti sull’astrologia, l’alchimia e la magia (che diverranno le scienze ermetiche). Senza dubbio la diffusione in epoca imperiale di una sapienza come questa, che si vuole rivelata, è indice di un clima di ricerca spirituale intensa. Il brano è tratto dal Corpus Hermeticum, VII, 1-2 (trad. da R. Penna, L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane, Bologna 2000, pp. 179-80).

 

Dove correte, o uomini ubriachi per aver bevuto fino in fondo il vino puro dell’ignoranza che non potete sopportare e che già state per vomitare? Siate sobrii e fermatevi! Guardate in alto con gli occhi del cuore. […] Infatti il male dell’ignoranza inonda tutta la terra e corrompe l’anima imprigionata nel corpo, non permettendole di gettare l’ancora nei porti della salvezza.

Non lasciatevi dunque trascinare dall’impeto della corrente, ma lasciandovi portare dalla controcorrente, voi che potete raggiungere il porto della salvezza, gettarvi l’ancora; cercate una guida che vi conduca per mano fino alle porte della conoscenza, dove brilla una splendida luce esente da ogni oscurità, dove nessuno è ubriaco ma tutti sono sobrii, guardando in alto con il cuore verso Colui che vuole essere visto.

Questi non è né udibile né dicibile né visibile con gli occhi ma solo con l’intelletto e con il cuore. Innanzitutto però devi strappare il vestito che indossi, il tessuto dell’ignoranza, il supporto della malizia, la catena della corruzione, la prigione tenebrosa, la morte vivente, il cadavere sensibile, la tomba che porti sempre con te, il ladro che abita nella tua casa, il quale con le cose che ama ti odia e con le cose che odia ti si ingelosisce.

 

Da “Storia delle Religioni” La Biblioteca di Repubblica

 

 

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