L’opera di oggi: LA STELE DI NARAM-SIN

 

 

La stele di Naram-Sin fu rinvenuta a Susa, città dell’altopiano iranico appartenente al regno dell’Elam. È una lastra in calcare alta circa due metri, scolpita in bassorilievo su un lato. Fu realizzata tra il 2254 e il 2218 a. C., periodo di dominazione del re Naram-Sin, per celebrare la vittoria dell’esercito accadico contro i Lullubiti, popolazione dei monti Zagros. Ha dunque soggetto bellico, tipico  del periodo accadico, e mostra il proprio ruolo di propaganda “imperiale”: nella rappresentazione emerge infatti l’intento di esaltare la superiorità del popolo accadico e di celebrare il suo re.

La stele presenta numerosi elementi naturalistici. Prevale tuttavia un certo sintetismo nella composizione, suddivisa in tre parti. A sinistra sono schierati i soldati vincitori, a destra è l’esercito sconfitto; sopra tutti, si eleva la figura regale di Naram-Sin.

Il campo di battaglia è impervio, quale doveva essere il territorio montuoso degli Zagros.

I soldati accadici proseguono in modo ordinato, con la gamba sinistra avanzata e lo sguardo rivolto verso l’alto, richiamando le parate belliche.

Da notare i vessilliferi, le cui insegne militari svettano alte e simboleggiano la vittoria sul nemico.

L’esercito avversario, a destra, è in rotta, e i soldati si rivolgono imploranti al vittorioso.

Ciascuna figura assolve ad un preciso ruolo espressivo: un soldato mortalmente ferito e posto ai piedi del sovrano indica l’annientamento del nemico; un uomo che cade verso l’abisso simboleggia la dannazione; tre soldati imploranti sulla destra, alludono alla sottomissione.

Il fruitore è indotto a seguire una lettura circolare in senso antiorario, a partire dai guerrieri che osservano imploranti il re, fino alle figure calpestate dal nemico e, infine, al soldato che cade dalla rupe. In mezzo si inscrive l’elemento naturalistico di una pianta dal tronco contorto e dalle ramificazioni dettagliate, che dona maggior movimento all’insieme.

Le linee di forza si orientano dal basso verso l’alto, da una parete all’altra della stele. Gli occhi dei vincitori portano chi guarda a salire verso gli sconfitti: “rimbalzando” su questi ultimi e seguendone l’orientamento dello sguardo, siamo obbligati come loro a portarci verso il re.

In questo percorso ci aiutano le insegne dei vincitori, il braccio alzato implorante dei vinti, la freccia del soldato trafitto che indica il re stesso.

L’artista ha creato una dichiarata separazione tra cosmos, espresso nell’immagine di ordine e eli razionalità offerti dai guerrieri accadici, e caos, espresso nel disordine dei nemici, realizzando così una coerenza ideologica tra il mondo ed il regno. Corona la composizione la figura reale di Naram-Sin.

Questi è molto più grande delle altre figure ed è colto subito dopo aver scoccato la freccia che ha colpito un nemico. Egli ha ormai assunto un carattere divino, come si evince dalla tiara a corna sacrale che indossa.

Il motivo iconografico del re che calpesta i nemici sarà ricorrente nell’arte mesopotamica. Sulla cima della montagna troneggiano dei simboli astrali, a suggellare la benevolenza celeste verso l’azione compiuta dal sovrano.

 

DORFLES, M. RAGAZZI, C. MAGGIONI, M.G. RECANATI

Da “Storia dell’arte 1”  – Atlas

Foto: Rete

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