
Il calderone di Gundestrup, manufatto celtico della fine del II secolo a.C. conservato presso il Museo Nazionale di Copenaghen
Nel corso del primo millennio a.C., popoli provenienti dai territori danubiani e dalle steppe mediorientali migrarono in Europa, portandovi segni di civiltà allora sconosciute. Tra queste popolazioni spicca quella dei Celti (chiamati Galli dal Romani e Gàlati dai Greci, a seconda dei ceppi stanziatisi rispettivamente in Francia e in Asia Minore).
Insediatisi nell’Europa centrale a partire dal X secolo, essi mossero verso la Francia, la Spagna settentrionale, l’Italia e parte della Germania e della Britannia. Qui giunsero in ondate successive tra la fine del V secolo e gli inizi del IV, stanziandosi in Piemonte, Lombardia, Emilia e Marche. L’invasione interessò anche i territori etruschi, culminando con la conquista di Chiusi e il saccheggio di Roma nel 368 a.C.

Elmo di Agris
Solo la conquista romana di tutta la penisola ha segnato la definitiva resa di questo popolo, assoggettato con le sconfitte di Milano e di Como tra la fine del III e l’inizio del II secolo a. C. Per merito dei Celti, per la prima volta l’Europa fu unificata sotto il segno di una medesima cultura, di cui ancora persistono ampie tracce in talune regioni nordeuropee, quali l’Irlanda.

Daghe Celtiche
L’arte celtica è pienamente caratterizzata a partire dal V secolo a.C., in corrispondenza all’affermarsi della cosiddetta civiltà di La Thène, in Svizzera. Si distingue per la lavorazione dei metalli, spesso preziosi quali l’argento e l’oro: ricca è la produzione di monili, armi da parata, torques (i tipici collari a capi aperti indossati dai guerrieri) e vasellame da mensa.
Carattere distintivo è la ricchezza ornamentale, che annulla ogni intenzione naturalistica e narrativa. Proprio nel V secolo a.C. vennero abbandonati i motivi astratti che avevano caratterizzato il precedente periodo di Hallstatt, e presero il sopravvento linee curve, serrate in modo da comporre figure complesse ma equilibrate.

Una croce celtica. Questo tipo di croce, tipicamente irlandese, è uno dei simboli ripresi dall’antica cultura celtica e adattati alla religione cattolica.
Le forme generali sono comunque date dall’accostamento di parti distinte. I soggetti sono generalmente legati al tema della guerra (l’eroe divinizzato) e a quello del mondo animale, in cui prevale l’aspetto magico e fantastico; frequente è la produzione di maschere antropomorfe.
In tutta l’arte celtica è riconoscibile un carattere simbolico, come attesta l’introduzione di temi orientali quali l’albero della vita e figure mostruose.

Falere di Manerbio
I Celti in Italia
In Italia la cultura dei Celti si fuse in parte con quella delle popolazioni locali, pur mantenendo numerose analogie con la produzione d’oltralpe. Importanti si rivelano i rapporti con Greci ed Etruschi, dei quali sono stati rinvenuti moltissimi manufatti nelle tombe celtiche, mentre alcuni scavi in Emilia attestano l’usanza di matrimoni misti o persino la coesistenza di edifici di culto delle diverse culture.
Nella penisola la produzione artistica si arricchì di un nuovo stile, detto vegetale continuo. Esso si basa su una decorazione composta principalmente da racemi e palmette che si susseguono concatenandosi, in cui è riconoscibile l’influsso etrusco.
Degne di interesse sono le falere in argento di Manerbio, risalenti al III secolo. Presentano teste umane a sbalzo disposte a raggiera, a volte alternate a segni astratti
In “STORIA DELL’ARTE” v.1 – AA.VV. – Atlas
Foto: Rete