Grillo ai militanti: Volete democrazia? Allora andatevene –

Diffide, censure, anatemi, si era già visto e sentito tutto. Che Beppe Grillo non amasse essere contraddetto dai «suoi» militanti era chiaro da decine di proclami sul blog. Ma un video come quello postato ieri mattina no, è un salto di qualità per il Movimento 5 stelle. Verso il basso. «Chi si pone il problema della democrazia nel movimento va fuori. E ci andrà», dice l’ex comico, con lo sguardo duro alla telecamera. L’ira del fondatore non ha limiti. Ai tanti militanti che lo seguono da anni e che non hanno però gradito le modalità con le quali è stata condotta la campagna per le «parlamentarie» risponde come è abituato fare con i giornalisti. Niente risposte. Perché «chi fa domande va fuori». Il video parte da una considerazione sull’esito delle votazioni online per la scelta dei candidati al parlamento. Grillo non nega che i voti sono stati pochi. Molti, tra gli esclusi ma anche tra chi è riuscito a candidarsi, hanno sollevato il problema della partecipazione. Niente si è potuto sapere fino al giorno in cui gli amministratori del portale del Movimento – la Casaleggio associati – hanno dato i numeri: 95 mila preferenze. Che a conti fatti (tre preferenze a testa) limitano i votanti a 30mila o pochi più. «Rispondo così – dice Grillo, il tono della voce più freddo o meno alterato del solito – quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo dico io: 5 segretari di partito». Trentamila è sempre meglio di cinque, insomma. Discorso condivisibile, non fosse stato che nel frattempo alle primarie del centrosinistra hanno partecipato cento volte tanti, oltre tre milioni. E molto più alla luce del sole, visto che un’altra critica che è stata mossa al famoso staff di Grillo è che le ammissioni e le esclusioni sono state decise in maniera discrezionale da Milano: poco o nulla hanno saputo e capito gli iscritti al portale. Durissima la replica di Grillo: «Mi sono stufato, non venite a rompere i coglioni a me sulla democrazia». Da notare che anche nel post di ieri, come ormai sempre più spesso, Grillo citi direttamente Casaleggio. Il web-guru che invece per tutta la lunga prima fase del movimento è rimasto in ombra, adesso è co-protagonista della (male)gestione grillina. Questo almeno hanno ottenuto le continue denunce degli esclusi della prima ora, come Valentino Tavolazzi. Che ieri ha commentato: «La democrazia non è un optional, il movimento è di chi per anni ci ha messo faccia, non solo di Grillo al quale va comunque gratitudine ma non solo suo. Ma nessuno può cacciare nessuno senza confronto democratico e senza libere votazioni». Più articolato il giudizio di Giovanni Favia, il consigliere regionale emiliano che per è entrato in rotta di collisione con Grillo-Casaleggio ma non è uscito dal Movimento. «Chi non condivide i pochi e semplici principi del M5s può andare altrove – dice – troverà in abbondanza, nel panorama italiano, scarsa democrazia e leader a cui obbedire ciecamente». Riferimento nemmeno troppo indiretto alla deriva di Grillo. «La chiusura su se stessi funziona nel breve periodo, ma alla lunga genera mostri», conclude Favia. E a poco serve la spiegazione di Grillo, che secondo lo schema classico invita i suoi a concentrarsi sulla campagna elettorale. «Finché la guerra me la fanno i nemici veri va bene – dice – ma guerre dentro non ne voglio più». Chi non ci sta «fuori dalle palle». Bersani commenta con una risata: «Fantastico».

A.Fab.

Da ilmanifesto.it

Foto  lettera43.it

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