Azione cattolica

In primo piano con la bandiera Salvatore Stabile

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La pace fa fatica a mettere radici. C’è sempre un motivo per incattivirsi e menar le mani.

La disumana macelleria della guerra era appena finita che il mondo si divise subito in due fronti, protetti da reticolati e da trincee. E per non farsi trovare impreparati, correre e dannarsi l’anima per procurarsi armi sempre più cattive. Ad occidente i buoni ad oriente quelli ingrugniti dall’odio, di qua i capitalisti, di là i comunisti, i “senza Dio”.

Due visioni del mondo, due modi di produrre e di vivere. Russia ed Usa, ognuno con i suoi alleati e le sue zone d’influenza.

L’Italia era stata liberata dal fascismo dagli Alleati. Questo significò che finimmo sotto la “protezione” Usa.

Una volta scacciata la monarchia e creata la Repubblica, la struttura dello Stato rimase la stessa. Anche la maggior parte dei funzionari, che l’avevano guidata sotto il fascismo, la guidarono con la Repubblica.

In Italia non c’è mai stata una rivoluzione che abbia significato completa rottura con il passato. E questo è il nostro guaio.

La Chiesa, che per sua natura è conservatrice, s’inserì in questa lotta.

Scrive Denis Mack Smith, uno storico inglese che conosce bene le nostre traversie:

“Nel campo dei rapporti tra Chiesa e Stato molti buoni cattolici giudicavano l’influenza clericale negli affari politici di gran lunga troppo invadente.

Secondo alcuni di loro l’esperienza aveva mostrato un’effettiva contraddizione tra l’articolo 7 della Costituzione, che riconosce al cattolicesimo lo status privilegiato di religione di Stato, e gli articoli 8 e 19, che garantiscono la libertà di coscienza e l’eguaglianza di tutte le religioni dinanzi alla legge: infatti, su questioni come il divorzio e il controllo delle nascite la legge dello Stato imponeva princìpi cattolici indifferentemente a cattolici e non cattolici.

L’Azione cattolica, un’organizzazione di laici ufficialmente subordinata alla gerarchia, adottò una linea politica nettamente conservatrice, e i suoi tre milioni di aderenti disponevano di una grande influenza in periodo elettorale.

Del resto attraverso pronunciamenti episcopali si insisteva ancora più direttamente sul concetto che l’obbedienza alla gerarchia ecclesiastica è una virtù cristiana, e che essa poteva essere usata per costringere i cristiani a votare democristiano e persino per allineare il partito a destra, a fianco di monarchici e fascisti.

Il papa Pio XII, il cui regno durò assai a lungo (1939-58), aveva concezioni politiche conservatrici analoghe a quelle del suo predecessore, e teneva a chiarire ch’egli si riservava il diritto di pronunciarsi e di aspettarsi obbedienza in tutti i casi in cui la sfera politica s’incrociasse con quella religiosa o morale.

Nelle elezioni del 1948 fu così impiegata l’arma del rifiuto dei sacramenti (risultata estremamente efficace), e nel luglio 1949 Pio XII scomunicava tutti i comunisti e vietava ad ogni credente di votare per loro.

Successivamente aggiunse che la dottrina socialista doveva essere considerata identica a quella comunista ed era quindi anche essa inconciliabile con il cristianesimo.

Egli ebbe inoltre a esprimere preoccupazioni — per quanto prudenti — persino sulla gratuità dell’istruzione e dell’assistenza medica.

De Gasperi concordava con Pio XII, almeno sino al punto di respingere il tentativo di Togliatti di inserire il « comunismo ateo » nel giucco politico democratico”.

Da “Storia d’Italia” vol.III

Questa foto ci riporta a quei tempi: Salvatore Stabile con la bandiera dell’Azione Cattolica ed in fondo la sede dalla Democrazia Cristiana. E’ la festa di Sant’Antonio.

Foto: Silvia Farace.

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