COSE DELL’ANIMA – Liberarsi della soggezione

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Provare da piccoli un po’ di timore per l’autorità  è normale, ma  se questa paura persiste perdiamo in spontaneità e autostima: ecco come reagire

Soggezione: chi non l’ha provata qualche volta nella sua vita? Quando compare, questo sentimento è persino utile; da bambini ma anche da adolescenti provare un minimo di soggezione è auspicabile perché sancisce il riconoscimento di una figura autorevole, portatrice delle regole fondamentali che servono a integrare dentro di sé norme, valori ed elementi culturali. Purtroppo in molti casi questa soggezione “sana” non tramonta con la fine dell’adolescenza e resta attiva, in modo disturbante, come una delle principali modalità di relazione della vita adulta.

Se non passa fa danni

Questo “tipo di soggezione” ci toglie spontaneità, ci limita nell’espressione delle nostre idee e capacità, ci boicotta proprio quando dovremmo rendere al meglio. Chi la vive sa che si tratta di un’esperienza paralizzante, che tocca in profondità e coinvolge anche il corpo: la salivazione diminuisce, sudano le mani, i muscoli si tendono. Assomiglia all’ansia da prestazione, con cui a volte si associa, ma è qualcosa di diverso: nella prima tutta l’attenzione è su se stessi e sul proprio presunto scarso valore. Nella soggezione l’attenzione è tutta sull’altro, a cui viene dato un valore eccessivo e quasi demonico, tanto che basta la sua sola presenza per lasciare senza parole e per diventare goffi e maldestri. Il problema tuttavia è risolvibile, anche quando è di lunga data, e passa sempre da un nuovo modo di comprendere se stessi.

Le “autorità” più temute

– Il superiore o il datore di lavoro.

– Un parente molto ricco e/o importante.

– Un docente o una guida spirituale.

– Padre e madre, suoceri.

– Il partner.

Chi può farci soggezione

– Persone iper-sicure di sé che si esprimono  con toni decisi.

– Persone con ruoli riconosciuti di potere,  di ricchezza, di cultura  o di valore.

– Persone che reagiscono in modo violento (verbale o fisico).

– Persone sempre serie che parlano poco e guardano negli occhi.

– Persone che giudicano con durezza e scarsa immedesimazione.

Cerca negli altri solo ciò che ti piace

Sciogli il vecchio schema

Ogni volta che provi soggezione si ripropone uno schema risalente all’infanzia/adolescenza: tu soverchiato da una figura carismatica e potente (il padre, un professore), di fronte alla quale ti sei sentito piccolo e inadeguato. Rintraccia questo schema nella tua vita ed elaboralo, eventualmente con l’aiuto di una psicoterapia breve.

Non subire, apprendi

Non farti impressionare dalla sicurezza di chi ti circonda: sono solo persone, non demoni o divinità. Piuttosto osservali e, se trovi elementi che ti piacciono, cerca di svilupparli in te, non subirli passivamente.

Orientati su di te

A forza di guardare gli altri e di dargli importanza, la tua vita perde consistenza e i tuoi gesti assumono meno forza e valore. Fai le tue scelte, segui le tue idee. Ridai peso alle tue azioni e sbaglia a modo tuo. Se la tua vita ti appartiene, sarai meno influenzabile.

Riscopri un’antica emozione

Anche un adulto deve sentirsi ogni tanto in soggezione, ma per le cose giuste: di fronte alla bellezza e all’ambigua potenza della Natura, a forze cosmiche e spirituali, a eventi non spiegabili. Ritrova l’umiltà di fronte alle forze trascendenti e oscure che ci abitano, e non sarai più in soggezione verso le persone.

Da riza,it

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