Processione di Santa Lucia al Palazzotto. Un po’ di tempo fa.
Guardate quanti bambini.
Oggi, alle scuole medie, non si ha neppure un corso completo. L’emigrazione ha svuotato i nostri paesi, portando lontano risorse culturali, professionali, umane. Alcuni piccoli centri dell’Appennino vendono ad un euro case abbandonate, pur di ridare vita a quartieri che sembrano cimiteri.
La crisi del Sud è dovuta anche a questo dissanguamento.
Vito Teti nel volume “Quel che resta. L’Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni.”, Donzelli, ragiona su questo spopolamento. “ Nella prospettiva di Teti, il passato può e deve essere riscattato come un mondo sommerso di potenzialità suscettibili di future realizzazioni. In agguato, certo, c’è il rischio che la retorica e la nostalgia restaurativa seppelliscano quel poco che, del paese, resta. Viceversa, la nostalgia positiva, costruttiva può essere sostegno a innovazione, inclusione e mutamento. Se la nostalgia diventa una strategia per inventare il paese, allora quel che resta è ancora moltissimo. L’antropologia dell’abbandono e del ritorno, di cui Teti definisce in queste pagine i tratti essenziali, è un tentativo d’interpretazione dei luoghi a partire da quel che resta, e che occorre ascoltare, prendendosene cura.”
La ragazza con la bandiera è Silvia Farace.
E’ lei che mi ha passato la foto. La ringrazio.