La chiesa liberista contro il papa anticapitalista

Papa Francesco

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Ci sono persone che continuano a difendere teorie screditate secondo le quali la crescita economica, incoraggiata dal libero mercato, è inevitabilmente destinata a generare livelli più elevati di giustizia e inclusione nel mondo. Tale opinione, che non ha mai ricevuto conferma dai fatti, esprime una rozza e ingenua fiducia nella bontà della gestione del potere economico e nel funzionamento del sistema economico dominante.
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Un estratto dalla relazione introduttiva del recente congresso di Rifondazione Comunista? No, un passaggio della esortazione apostolica di papa Francesco,Evangelii Gaudium che chi scrive ha ritradotto dall’inglese avendola letta nella versione citata in un editoriale dell’Economist a firma Erasmus (quale insulto per il grande pensatore di Rotterdam!).
Irritato dall’indebita intrusione del pontefice nel sacro campo dei dogmi economici, dei quali la prestigiosa testata si considera depositaria, l’autore “tira le orecchie” a papa Francesco, dicendo che “se il mercato opera bene” (leggi: se viene lasciato libero di dominare incontrastato sul mondo senza interferenze dei poteri politici, o peggio, di visioni morali o religiose) i poteri economici criticati dalla esortazione apostolica verranno sanzionati ogni volta che commetteranno errori… Sembra di sognare!
Non mi pare che nessuno dei comportamenti irresponsabili – ma sarebbe più appropriato definirli criminali – di cui si sono macchiati i vertici della finanza globale che hanno provocato la crisi abbia subito sanzioni: né da parte del mercato, che continua a premiarli in misura inversamente proporzionale agli “errori” commessi, né, tanto meno, da parte di un potere politico – di destra e di sinistra – che ha fatto pagare, e continua a far pagare, ai cittadini il prezzo del fallimento del mercato e, nel contempo, cerca di convincerli che meritano di tirare la cinghia perché hanno a lungo preteso di vivere al di sopra dei propri mezzi.
L’articolo prosegue citando un economista che attribuisce il fervore anticapitalista del pontefice alle sue origini latinoamericane, una regione del mondo i cui problemi sono stati provocati da ideologie stataliste e populiste e non dal libero mercato (e qui la faccia tosta tocca vertici sublimi, ove si consideri che i popoli dell’America del Sud se la stanno oggi cavando meglio di noi, proprio perché molte dei loro governi hanno rinnegato i dogmi liberisti!).
Infine, ammesso che il libero mercato non è sempre (!?) la via regia per generare inclusione sociale, l’articolo conclude affermando che, in compenso, i tentativi di generare inclusione attraverso il controllo politico sul mercato hanno regolarmente finito per generare regimi totalitari.
Si tratta di una polemica estremamente interessante, nella misura in cui dimostra come il pensiero economico mainstream – orwellianamente imposto come una sorta di neolingua con la complicità di larga parte della classe accademica, di quasi tutte le istituzioni e i partiti politici e di tutti i media – abbia ormai assunto lo statuto di una fede rivelata che reagisce contro le “intrusioni” delle altre religioni con la stessa virulenza con la quale gli esponenti dell’Ebraismo o dell’Islam reagirebbero alla pretesa della Chiesa cattolica di mettere il becco nelle loro faccende interne.
Ed esattamente come la Chiesa cattolica ha sostenuto per secoli “verità” smentite dai fatti (vedi il processo a Galileo), la chiesa liberista continua a difendere contro ogni evidenza le sue tesi smentite dalla crisi. La differenza è che la Chiesa ha saputo fare una sia pur tardiva autocritica, mentre l’ideologia liberista non rinuncerà mai, se non se e quando verrà spazzata via dalla storia, a pretendere tributi di miseria, sofferenza e sangue da milioni di esseri umani.
Carlo Formenti
Da blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica
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