Le relazioni pericolose tra il pregiudicato Berlusconi e lo spregiudicato Renzi

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L’anomalia dell’incontro Renzi Berlusconi del 18 gennaio è sia morale che politica.
Berlusconi, come noto è un pregiudicato e questa condizione ha determinato la sua decadenza da parlamentare. Fatto notissimo anche questo, ma che alcuni, forse afflitti da sindrome di rimozione, si ostinano a ignorare.
Renzi in poco più di 2 ore (l’incontro è durato dalle 16.00 alle 18.30 circa) avrebbe scoperto una straordinaria comunione d’intenti proprio con chi voleva rottamare. Erano i tempi della sua campagna in camper (settembre 2012) e a Berlusconi che lo blandiva mandava a dire: «se vinciamo noi il cavaliere sarà il primo ad essere rottamato».
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In politica si cambia idea, figuriamoci Renzi, che a forza di volere il partito del fare – qualcuno ci scherza – prima fa e poi pensa!
Una “piena sintonia” – ha dichiarato il Sindaco di Firenze – per procedere alla riforma elettorale (ma non è stato il governo Berlusconi a produrre il famigerato porcellum che la Consulta ha dichiarato incostituzionale?) e a quella della Costituzione (ma Berlusconi non ci aveva già provato a manometterla e gli italiani l’hanno stoppato col referendum nel 2006?).
Quisquilie ragazzi! «Restiamo ribelli e cambiamo l’Italia» era stato infatti il motto di Matteo appena accasatosi a segretario del PD.
Ma ribellismo non è rivoluzione. Si sa. Per non essere scortese anziché citare quello super noto fascista, o quello leghista, o quello dei berluscones in marcia intimidatoria sul tribunale di Milano (marzo 2013), voglio rammentare ai lettori una moda singolare della metà degli anni Novanta, in auge tra giovani facoltosi: scarpe costosissime indossate rigorosamente spaiate, di solito una rossa e una blu (così se ne dovevano comprare almeno due paia dello stesso modello alla modica cifra di circa 400 mila lire), oppure quella più abbordabile di tingersi solo un ciuffo di capelli per non passare inosservati. «Siamo rivoluzionari nei capelli!», sintetizzava egregiamente la bravissima Caterina Guzzanti impersonando la ribelle del rampantismo.
Roba da cabaret
Sull’incontro tra il pregiudicato Berlusconi che di Renzi è stato sempre entusiasta, e del resto gli somiglia almeno un poco in spregiudicatezza, si potrebbe tessere un canovaccio comico.
Renzi rivolta l’Italia e prima ancora il Pd: fare fare fare, non importa cosa, come quando e perché e soprattutto con chi, per questo quando gli si nominano i suoi risponde: quello chi?
Fare fare fare, ribaltare: e quale miglior capovolgimento che riscattare alla politica un politico pregiudicato e per questo decaduto dal Parlamento e ineleggibile? Ragazzi è il nuovo che avanza, il Cav su come fare con la cosa pubblica sa il fatto suo!
Ma la spalla della comica incalza: non è un tantino connivenza col reo?
Ma no! Per cambiare l’Italia bisogna disfare, a cominciare da quell’impicciona della Costituzione che non ci lascia fare, e qui siamo (quasi) tutti d’accordo.
Ma se Berlusconi neppure sta in Parlamento? Ecco qui vi volevo, neppure io ci sto – replicherebbe sempre Renzi – e non è detto che abbiamo la maggioranza per quello che vogliamo fare. Ma quale cosa più grande per dimostrare il fare, puntare a ciò che (quasi) nessuno vuol fare, come appunto la legge elettorale?
Ma accordarsi con Berlusconi, lo storico nemico, non puzza di inciucio?
Ma no! Pensate quale ribaltamento, le porte del PD spalancate al nemico! Adesso è nostro amico! Ecco chiamiamolo così ed è fatta! Basta crederci! E come lo dico io con la mia faccetta vispa e la battuta sveglia….

Ma è una tragedia
“Povero PD, da via delle Botteghe Oscure (sapeva troppo di PC) a Via del Nazareno, dopo i vagabondaggi tra un loft e una periferia… Adesso non bastasse il governo Letta, ci mancava solo Renzi…” , questi e commenti irripetibili circolavano il 18 gennaio tra gli indignati della base PD, che davanti alla sede del partito erano andati per protestare e vedere con i propri occhi.
Renzi, prodotto della polverizzazione di un partito, di una grande forza di sinistra, che in ogni cambio di nome ha affogato finanche l’anima socialista (come ha ricordato Asor Rosa dalle pagine del Manifesto il 15 gennaio u.s.).
Premeditazione? Superficialità? Personalismi? O forse tutti questi elementi insieme…
Fatto sta che la rincorsa al centro aperta dalle spericolatezze del craxismo, che responsabilità immani ha nell’assalto alla democrazia di questo paese, ci ha regalato il berlusconismo e la demagogia senza scrupoli funzionale a quella sindrome di rampantismo di cui Renzi sembrerebbe oggi moderno emulo.
Non contano programmi, rigore, studio, competenza, coerenza, bastano parole ad affetto, che giocano sulla pulsionalità soprattutto di chi sempre più schiacciato dal bisogno economico dà la stura a livori e rivalse, imbambolato dai demagoghi di turno che fiutano il momento per le proprie discese in campo.
E Renzi ha saputo cogliere uno di questi momenti, correo con buona parte di un PD allo sbando e che rinnegava perfino di aver vinto le elezioni per far decadere Bersani.
Un concorso di premeditazioni, superficialità, arroganti irresponsabilità.
Ottenuta la caduta di Bersani (del suo stato di salute odierno non si dovrebbe nel suo partito sentire almeno un po’ coinvolto più di qualcuno?).
Renzi ha fatto delle recenti primarie una universalistica investitura, spacciandosi come il giovane salvatore dell’Italia.
Si erge a capopopolo. E non gli manca la fantasia in giochi di parole che restano sempre in superficie, per non scoprire le carte di un programma che di sinistra ha davvero ben poco.
Renzi ha riportato in auge Berlusconi, dissolvendo la memoria della sua decadenza nella soluzione extraparlamentare dell’incontro del 18 gennaio.
Un’occasione di così bel riscatto per accelerare lo stato confusionale nel suo partito, e per dare l’immagine mediatica di essere il solo ad occuparsi davvero di riforma elettorale.
A lui la crisi del PD fa gioco perché significa anche caduta del governo Letta, con conseguenti elezioni che – anche senza riforma elettorale – conta siano per sé un plebiscito per diventare finalmente capo del Governo.
Gioca su più fronti però Renzi, e non rinuncia alle sue melliflue rassicurazioni: Letta stai tranquillo! ha fatto sapere all’Enrico presidente del Consiglio in carica, mentre intanto spalancava le porte del PD a Berlusconi.
Letta stai tranquillo! Ma forse la rassicurazione era più per il Letta zio cerimoniere della trattativa con Berlusconi.
Gianni Letta, già ciambellano della II Repubblica, grazie al ruolo affidatogli da Berlusconi per favorire la sua famosa discesa in capo, di intese e accordi ne ha mediati moltissimi anche nel salotto di casa sua: famoso quello della crostata, dolce suggello del patto per la Bicamerale (poi per fortuna fallita) tra Berlusconi e D’Alema!
Strane coincidenze e giochi pericolosi
Il 18 gennaio 2014 l’intesa Renzi –Berlusconi. Venti anni prima, 26 gennaio 1994, Berlusconi entrava personalmente in politica: «L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti. … Qui ho appreso la passione per la libertà», annunciava.
Abbiamo visto come sono andate le cose e come la sua idea di libertà abbia coinciso con la sua impunità e non solo sua).
È durata 20 anni, dopo tentennamenti e salvataggi di ogni sorta l’eccellente stalker della democrazia alla fine è uscito dal Parlamento.
Ma adesso Renzi spregiudicatamente lo ripesca, manca la crostata, ma c’è Letta gran ciambellano. Che forse adesso prepara un nuovo traghettamento verso la III Repubblica.
Berlusconi è fuori dai giochi politici istituzionali, ma le elezioni europee sono alle porte. Non può candidarsi e sa che nessun sostituto, seppur di facciata, potrà assicurare come lui un successo alla sua Forza Italia. Allora forse non è da escludere che Renzi, che di Berlusconi forse pensa di servirsi, ne sia al contrario il servitore: cavallo di Troia per lo sfascio del PD.
Il gioco pericoloso forse era già iniziato nel 2010, in quella famosa visita di Renzi, in quel di Arcore.
E Berlusconi con gli amici fidi servienti è sempre riconoscente!
Maria Mantello

Fonte http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/01/20/maria-mantello-le-relazioni-pericolose-tra-il-pregiudicato-berlusconi-e-lo-spregiudicato-renzi/

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