Don Marcello Cozzi contro la centrale Enel del Mercure – “Non posso dimenticare che la stessa annosa vicenda della Centrale Enel a biomasse del Mercure si intreccia con personaggi vicini ad ambienti ’ndranghetisti della Calabria”

 

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La storia recente della criminalità in Basilicata ci dice che ciò che leggiamo sui giornali e quello che esce dalle inchieste giudiziarie è solo una minima parte del fiume carsico che effettivamente scorre nel sottosuolo malavitoso di questa regione. C’è da essere preoccupati per quanto le inchieste della DDA potentina ci stanno restituendo in questi ultimi tempi: dal metapontino, al vulture melfese per arrivare al lagonegrese. Da quella lunga serie di attentati che da anni mettono a fuoco la fascia jonica lucana, alle nuove leve che sembrano aver ereditato, o comunque dimostrano di voler continuare, nella tradizione mafiosa delle proprie famiglie.

Per arrivare agli affari illeciti che secondo la procura antimafia vengono portati avanti nel lagonegrese in perfetto stile mafioso, e soprattutto in linea con ciò che le mafie sono diventate ormai negli ultimi tempi. Certo, presunte richieste estorsive ai cantieri della Salerno-Reggio Calabria ma anche a commercianti e imprenditori, con il coinvolgimento di figure locali che apparentemente rispondono all’immagine classica della manovalanza criminale (e che forse a questo punto dovrebbero anche aiutarci a riaprire pagine di cronaca nera dimenticate troppo in fretta); ma oltre a questi anche colletti bianchi, professionisti e faccendieri, alcuni dei quali venuti su dal nulla hanno avviato affari molto redditizi, magari come lo smaltimento dei rifiuti, e magari avviando scalate a società finanziarie, e magari dopo aver incontrato sulla loro strada le «giuste» amicizie di ambienti malavitosi campani e intrecciato amicizie influenti nei posti giusti di certi uffici locali importanti.

Ciò che si muove dietro le quinte nel Lagonegrese, e che qualcuno seppur timidamente inizia a confidare, mi induce a dire non solo che questo pezzo di Basilicata non può più essere considerata zona «babba» ma che forse in questo momento è il territorio lucano che merita una più approfondita attenzione. Anche perché non posso dimenticare che la stessa annosa vicenda della Centrale Enel a biomasse del Mercure si intreccia con personaggi vicini ad ambienti ’ndranghetisti della Calabria, più volte attinti da interdettive antimafia di alcuni prefetti calabresi, e si intreccia con alcune vicende direttamente collegabili alla cosiddetta «mafia del legno».

È venuto il tempo di lasciarci alle spalle ogni tiepidezza e di parlare non più di infiltrazioni mafiose in Basilicata ma di una presenza che negli anni si è andata evolvendo e affinando negli affari e nella propria strutturazione come in altre parti d’Italia e come l’inchiesta della Dda di Roma ci insegna. Nel ricordare ancora una volta la puntualità del lavoro della nostra magistratura e delle forze dell’ordine, e facendo i dovuti distinguo per evitare inutili e fuorvianti paragoni con le regioni a noi confinanti e pericolosi allarmismi, invito a non continuare più con la solita storia che il popolo lucano ha gli anticorpi giusti per fermare l’avanzata della criminalità e del malaffare di ogni tipo, perché con molto senso di realismo ho paura di affermare che la crescente crisi etica che si respira nel nostro Paese (a partire dalla stessa politica) e la devastante crisi economica che è sotto gli occhi di tutti hanno abbassato notevolmente il sistema immunitario anche del popolo lucano, a tal punto che oggi più che nel passato temo un consolidarsi prepotente della cultura mafiosa e dell’ille galità anche in questa nostra regione.

Ecco perché non è più tempo della delega, né a politici né a Istituzioni, né alla magistratura, ci vuole una riscossa etica da parte di tutti e di ciascun lucano.

DON MARCELLO COZZI

Fonte: https://pollinonocentrale.wordpress.com/2014/12/09/don-marcello-cozzi-contro-la-centrale-enel-del-mercure/

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