Come si scrive? Le forme corrette di monosillabi, accenti e apostrofi
Nella lingua italiana ci sono molte parole composte da una sola sillaba, molte delle quali, pur essendo omofone, hanno significati diversi, che devono essere resi nella lingua scritta con l’aggiunta di accenti ed apostrofi. Vediamo quali sono i monosillabi che creano maggiore confusione e la loro forma corretta in base al significato.
Ce o c’è?
Si scrive c’è quando si vuole significare che qualcosa o qualcuno esiste o è presente. Ce è un pronome e un avverbio.
Domani io e te ce ne andiamo a fare una gita in barca.
Pronto? C’è Luca in casa?
Di, dì o di’?
Di, senza accento né apostrofi, è una preposizione semplice; dì (con l’accento sulla i) è un sostantivo e significa giorno; di’ (con l’apostrofo) è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dire.
Giorgio è di Roma
Quel dì io e mio padre andammo per la prima volta allo stadio.
Di’ senza problemi la tua opinione.
Fa o fa’?
Se al monosillabo fa aggiungiamo un apostrofo (fa’), stiamo scrivendo la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo fare, altrimenti faindica la nota musicale, la terza persona del singolare indicativo del verbo fare o un avverbio.
Fa’ come vuoi!
Fa è la quarta nota musicale.
Andrea fa degli ottimi spaghetti.
Lo conobbi tanto tempo fa.
Li o lì?
Lì è un avverbio di luogo che indica un punto non molto lontano da chi parla e da chi ascolta, mentre li è un pronome atono maschile plurale usato in funzione di complemento oggetto.
I giornali del mattino sono poggiati lì.
I biglietti del concerto li compro io.
La o là?
La distinzione tra questi due omofoni è molto semplice: la, senza accento, è l’articolo determinativo femminile singolare (indica anche la nota musicale), là, con l’accento, è un avverbio di luogo.
La casa era perfettamente pulita.
Prendi quel libro là.
Ne, né o n’è?
Ne, senza accento, è un pronome (in alcuni casi anche avverbio), né, con l’accento acuto (che ha proprio la funzione di distinguere le parole omografe) è una congiunzione e n’è è la contrazione di ne (in funzione di pronome o di avverbio) e della terza persona singolare del presente indicativo del verbo essere (ne+è).
Ho comprato un bel romanzo e ne ho letto più di metà.
Non è né carne né pesce.
Ho bisogno di carta, ma in ufficio non ce n’è.
Si o sì?
Si è un pronome, sì è la particella affermativa.
Non si vede ancora nessuno.
Sì, ho molta fame.
Se o sé?
L’accento sulla particella se distingue la sua funzione di congiunzione (se) da quella di pronome personale (sé).
E se avessi ragione io?
Giorno è pieno di sé.

Fonte:http://www.scritturacreativa.it/come-si-scrive-evitare-gli-errori-ortografici-piu-comuni/
Foto web